Sì alla responsabilità civile dei giudici
Al secondo tentativo la Lega la spunta e riesce a far passare all'interno della Comunitaria, in un'Aula piena di assenti (non votano in 124), la norma sulla responsabilità civile dei magistrati: quella che prevede la responsabilità diretta delle toghe anche per la violazione manifesta del diritto, oltre che per i casi di dolo e colpa grave (già previsti dalla legge dopo il referendum dell'87). La Camera approva infatti con 264 sì, 211 no e 1 astenuto l' emendamento del deputato del Carroccio, Gianluca Pini: lo stesso che aveva tentato, ma invano, identico "blitz" l'anno scorso sempre nella Comunitaria. L'Idv insorge, si appella al Colle, convoca una conferenza stampa con Di Pietro e i capigruppo per dire che esiste «una P2 Parlamentare» (una maggioranza trasversale anti-magistrati) e grida alla «vendetta» della Casta contro le toghe. Il Pd, parla di norma «incostituzionale», di nuovo «asse Lega-Pdl» e, con il capogruppo Dario Franceschini, chiede l'intervento del governo per cambiare la norma. A rispondere è il Guardasigilli Paola Severino (la cui assenza in Aula viene notata da molti Democrat) che si augura come «al Senato si possa discutere qualche miglioramento». La magistratura annuncia barricate L'Anm parla di «ritorsione» e di «mostruosità giuridica», mentre le correnti di Unicost e di MI, con un appello on-line, chiamano allo sciopero. In realtà l'emendamento, che secondo Pini «recepisce di fatto la sentenza della Corte di Giustizia europea», aveva ricevuto il parere contrario del governo e del relatore Mario Pescante perchè, a loro avviso, un tema così delicato si sarebbe dovuto affrontare in un testo ad hoc. Ed era stato oggetto di una sorta di trattativa tra Terzo Polo, Pdl e governo. In una riunione convocata di prima mattina, infatti, alla presenza, tra gli altri, del presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno (Fli), di Roberto Rao (Udc), del capogruppo Pdl in commissione Enrico Costa e del governo, era stato siglato un «patto»: i berlusconiani avrebbero detto 'nò alla norma «anti-toghe» e in cambio si sarebbe messo a punto un ordine del giorno che impegnava il governo ad affrontare il tema della responsabilità civile dei magistrati in un apposito ddl da presentare in tempi «rapidissimi». L'odg viene scritto e firmato, tra gli altri, da Rocco Buttiglione (Udc), Donatella Ferranti (Pd) e Costa. Ma non basta. Poco prima del voto, i berlusconiani rinunciano a intervenire in Aula (avrebbero criticato l'inserimento della norma nella Comunitaria definendola 'asistematicà), sapendo che tanto sarebbe stata «una battaglia persa». «Un'occasione così - ammette Elio Belcastro (NS) - non si ripeterà più e l'aspettiamo da troppo tempo». Sono anni, ricorda infatti Costa, che «tentiamo di far mettere il tema all'odg della commissione, ma non ci siamo mai riusciti. Si è sempre fatta melina». E, aggiunge, «dall'88 ad oggi, su 400 cause, ci sono state solo 4 condanne». Così, al 'riparò del voto segreto, la norma passa con almeno 34 voti del centrosinistra. Letto il risultato, salutato dagli applausi del centrodestra e da una sorta di ovazione per Pini, in Transatlantico si fanno i conti: per l'Idv «i traditori» sono 64, per il leader Udc Casini, 60. Ma molto dipende da come si valuta il gruppo Misto e se si contano gli ex-Responsabili. Scontro Pdl-Pd Secondo Bersani, il Pdl è ricorso a un «vecchio trucco» e ora il governo dovrà «vedersela» con loro. «Gli attacchi del Pd - replica il capogruppo Cicchitto che, secondo testimoni, avrebbe dato assicurazioni a Fini sulla 'tenutà dei suoi prima del voto - sono ingiustificati» perché il Pdl, ricorda Costa, alla fine «ha lasciato libertà di voto». Significativo il commento del segretario Alfano: «Chi sbaglia paga, anche i magistrati». Alla fine, la Comunitaria passa anche con il solo no dell'Idv. Ma se la norma non verrà tolta, avverte Rosi Bindi, al Senato il Pd dirà no all'intero ddl. Ma a Palazzo Madama, si ricorda nel Pdl, la maggioranza dei numeri «è ancora nostra e della Lega». Monti ai segretari: capisco tensioni ma non esagerate La lettura è che "è stato un voto contro i magistrati e non contro il governo". Ma certo quanto accaduto oggi alla Camera sulla legge comunitaria, con il Pdl che vota insieme alla Lega sull'emendamento che introduce la responsabilità civile dei magistrati, qualche campanello d'allarme a palazzo Chigi lo ha fatto scattare, soprattutto per il cammino dei provvedimenti in cantiere: liberalizzazioni e riforma del lavoro in primis. Tanto da diventare uno dei temi dell'incontro avuto da Mario Monti con i segretari dei partiti Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Durante il quale il premier avrebbe spiegato di "comprendere" le difficoltà dei partiti, ma sottolineando come non si possa esagerare per non rischiare di compromettere il percorso avviato nel Paese. Ufficialmente convocato da tempo per fare il punto sulla strategia europea del governo, il vertice coi segretari è diventato l'occasione - spiegano fonti parlamentari - per riflettere anche sui rapporti tra governo e maggioranza dopo lo scivolone parlamentare di oggi. Non che nel governo ci sia preoccupazione per la tenuta dell'esecutivo, "non crediamo sia quella ad essere in discussione", spiega un membro del governo. Ma certo si vuole verificare se l'episodio di oggi sia davvero solo un 'sussulto' della politica, abbastanza "trasversale", verso la magistratura. Perchè a palazzo Chigi non è sfuggito che da soli Pdl e Lega non avrebbero potuto far passare l'emendamento Pini sulla responsabilità civile dei magistrati. E dunque la lettura è appunto quella di una reazione del Parlamento verso le toghe. Ma certo, il rischio di un riavvicinamento tra Pdl di governo e Lega d'opposizione c'è, e soprattutto - spiega una fonte dell'esecutivo - c'è la preoccupazione che questo "possa indurre il Pd a tenere un atteggiamento più rigido su altri temi, a partire dalla riforma del mercato del lavoro". Da qui la necessità di disinnescare sul nascere le tensioni, con il premier - riferiscono fonti parlamentari - che ha nuovamente cercato di individuare una "regola" di comportamento in Aula e più in generale sul percorso dei provvedimenti del governo. Perché il premier "comprende" le fibrillazioni nei partiti, ma "non può accettare - spiegano dal governo - che queste mettano a rischio il lavoro dell'esecutivo che, come dimostra la discesa dello spread, sta dando i suoi frutti". Pdl: su nostre priorità non cediamo Dal Pdl, spiegano fonti del partito, Monti ha avuto dunque l'assicurazione che non è in gioco la sopravvivenza del governo, ma si è anche sottolineato che sui temi identitari del partito non si può cedere del tutto. Ecco allora che prende corpo la soluzione tecnica individuata dal ministro della Giustizia Paola Severino per rimediare all'incidente di oggi: la norma sui magistrati dovrà essere espunta dalla Comunitaria, perchè si potrà affrontare la questione in un provvedimento più consono. Resta il fatto che sui provvedimenti attualmente in Parlamento qualche rischio in più c'è. Tanto che oggi si è discusso a lungo, nel vertice, anche di liberalizzazioni e riforma del Lavoro, di cui hanno parlato sempre a palazzo Chigi anche il ministro del Welfare Elsa Fornero, il suo predecessore Maurizio Sacconi, i capigruppo del Pdl Cicchitto e Gasparri. E il Pdl ha chiarito che su entrambi gli argomenti non rinuncerà alle proprie priorità. Un clima, quello nella maggioranza, che ha fatto passare in secondo piano le polemiche sulla "monotonia" del posto fisso, quando in realtà il premier avrebbe solo voluto gioire per l'ulteriore discesa dello spread. E comunque la frase sul lavoro Monti vorrebbe farla dimenticare il prima possibile: nessuna precisazione, nessuna risposta alle tante dichiarazioni di oggi, solo la sottolineatura - negli ambienti di palazzo Chigi - che si tratta di una frase estrapolata da un ragionamento più ampio, e che non è stata colta nel "vero" spirito con cui è stata pronunciata: "Basta rileggere l'intero periodo per capire che non era una battuta, era un ragionamento sulla nuova realtà del mondo del lavoro".