Oltre il 53% dei nuovi assunti ha un contratto a termine
Loafferma uno studio Cgia di Mestre, basato sulla media delle prime due rilevazioni trimestrali dell'Istat sulle forze lavoro. Delle 946.509 nuove assunzioni dei primi sei mesi, 780mila riguardano lavoro dipendente (82,4%). Il 29% del totale di nuovi assunti è a tempo indeterminato, un altro 53,5% ha trovato un posto a tempo determinato. Tra questi, il 42% ha avuto espressamente un contratto a termine. Le persone assunte a tempo indeterminato tra gennaio e giugno 2011 sono state 506.484; di esse sono state 397.500 quelle che hanno firmato un contratto a termine (le altre tipologie del determinato possono essere l'apprendistato e l'interinale). Tra gli under 35, sempre nel primo semestre - riferisce la Cgia - l'81% è entrato nel mondo del lavoro come dipendente, un altro 8,2% come collaboratore e un 10,3% come lavoratore autonomo. Tra i dipendenti solo il 26,7% degli under 35 è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato. I rapporti di lavoro attivati nel primo semestre 2011 - spiega la Cgia - sono stati calcolati come media delle prime due rilevazioni trimestrali sulle forze lavoro dell'Istat, e fanno riferimento agli occupati che dichiarano di aver iniziato a lavorare per il datore di lavoro attuale nel 2011. Si tratta quindi sia di persone che hanno trovato un'occupazione che prima non avevano perchè disoccupati o inattivi, sia di coloro che già lavoravano ed hanno cambiato tipo di occupazione nel 2011. A questi dati si aggiungono quelli dell'Istat sull'occupazione femminile. La crisi ha aggravato i problemi strutturali del lavoro per le donne, in particolare per le giovani: nella media dei primi tre trimestri 2011 si sono registrate 45 mila giovani occupate in meno. Si sottolinea che «le giovani vivono una situazione più critica di quella dei coetanei, già critica». Fin dall'inizio della carriera lavorativa (18-29 anni), infatti, il loro tasso di occupazione è più basso (35,4% contro 48,4%), sono più precarie (35,2% contro 27,6% sono dipendenti a termine o collaboratori), le laureate sono più sottoutilizzate (52% contro 41,7% svolgono un lavoro per il quale è richiesto un titolo di studio inferiore a quello posseduto) e guadagnano meno (892 mila euro contro 1.056 mila euro la retribuzione netta mensile dei dipendenti). Più in generale, i dati Istat registrano come il tasso di occupazione femminile nel 2010 sia stato del 46,1%, ultimi in Europa prima di Malta, con il Sud al 30,5% contro il 56,1% del Nord. Inoltre, nel biennio 2008-2010 l'occupazione femminile è diminuita di 103 mila unità (-1,1%), è diminuita l'occupazione qualificata (-270 mila) ma è aumentata quella non qualificata (+218 mila). Parallelamente, «sono aumentati i fenomeni di segregazione verticale e orizzontale, è cresciuto il part-time solo nella componente involontaria (soprattutto nel commercio e ristorazione e nei servizi alle famiglie), si è acutizzato il sottoutilizzo del capitale umano».