Il governo va «sotto» in Aula e Monti chiama i leader a Palazzo Chigi

Èscontro aperto alla Camera dopo il via libera, con voto segreto, dell'emendamento targato Carroccio sulla responsabilità civile dei magistrati. E il governo, per la quinta volta da quando si è insediato a palazzo Chigi, viene battuto in una votazione dopo aver espresso parere negativo. Il sottosegretario Antonio Catricalà è tranquillo: questo voto «non porterà problemi alla maggioranza», e assicura che «la norma verrà modificata al Senato». Ma la politica si divide, e la maggioranza bipartisan che sostiene Monti si spacca, mentre Pdl e Lega tornano a votare uniti, come è successo giorni fa sul caso-Cosentino. Difficile, a causa dello scrutinio segreto, fare un calcolo esatto su come hanno votato i vari gruppi: ma stando ai tabulati e incrociando i dati sarebbero circa duecento i deputati della maggioranza che sostiene Monti che hanno votato a favore dell'emendamento leghista. Da qui deriva che anche tra le fila del Pd, Idv e Terzo Polo, nonostante l'annuncio del voto contrario, ci sia chi ha poi votato per il «sì» alla responsabilità civile dei magistrati. Infatti, se si vanno a sommare i voti che sulla carta Pdl, Pd, Terzo polo e Misto sinora hanno assicurato al governo, l'emendamento Pini sarebbe dovuto essere bocciato con 412 voti. Ma i «no» sono stati circa la metà, ossia 211. E questo nonostante Radicali e Pt abbiano annunciato e poi votato a favore. Infine, c'è da considerare che i banchi del Pdl non erano pieni, e comunque se tutto il Pdl avesse votato compatto con la Lega il risultato sarebbe stato inferiore. In ogni caso il premier Monti è subito corso ai ripari. In serata, a Palazzo Chigi, sono arrivati Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano. Quest'ultimo, in realtà, era già a colloquio con il capo del governo insieme a Maurizio Sacconi, ai presidenti del Pdl alla Camera e al Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Alla cena si è unito anche il ministro Moavero. Alfano, dal canto suo, avrebbe garantito che «la fiducia nell'esecutivo non è in discussione». Insomma, l'appoggio all'emendamento leghista non avrebbe una connotazione politica ma di merito. Durissima la reazione dell'Idv: Antonio Di Pietro parla di una «maggioranza trasversale e piduista», di una «vendetta della casta contro i magistrati»; l'ex pm si rivolge a Napolitano invitandolo a tener conto dei profili di incostituzionalità della norma approvata. Per Fli è stata scritta «una brutta pagina del Parlamento». Casini ritiene la norma «giusta, ma è stata messa nel posto sbagliato». Per Lupi (Pdl) «i giudici non possono essere intoccabili e il voto espresso dimostra che su questo tema esiste una maggioranza molto ampia».