Stipendio dei deputati. Taglio da 1300 euro
La casta si taglia lo stipendio. Almeno sulla carta. I 630 deputati si troveranno «1.300 euro lordi» in meno in bustra paga, circa 700 euro netti. Una decisione che è stata presa ieri dall'Ufficio di presidenza di Montecitorio e che Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, ha così commentato: «il provvedimento sarà immediatamente esecutivo e non subirà cambiamenti». Ma basta indagare un po' per capire che, in realtà, il saldo in busta paga di ogni singolo deputato non cambierà. Infatti la decisione dell'Ufficio di presidenza di Montecitorio porterà a un "taglio di un aumento di stipendo". Ma per capire meglio come stanno le cose bisogna partire da un'altra decisione dell'Ufficio ovvero quella di passare dal sistema retributivo a quello contributivo per quanto riguarda il calcolo del vitalizio. Un cambiamento salutato con favore da Gianfranco Fini ma che regalerà ad ogni deputato proprio 1300 euro in più nel portafoglio. Da qui la decisione dell'Ufficio di presidenza di "rinunciare" all'ulteriore aumento di stipendio lasciando la propria busta paga al livello di dicembre. Altro tema su cui è intervenuto l'Ufficio è stato il taglio del 10 per cento dell'indennità di carica. Si tratta di quelle indennità percepite da «figure apicali», come il presidente della Camera, i vicepresidenti, i questori e i presidenti di commissione. L'ufficio di presidenza ha voluto impegnarsi anche nei confronti dei collaboratori parlamentari, i cosiddetti portaborse. L'impegno è quello di predisporre con i deputati questori un provvedimento da approvare nel corso dell'attuale legislatura nel quale «i parlamentari potranno disporre per il 50% del trattamento forfettario e per il restante 50% si dovrà documentare come spende il denaro - ha detto Buttiglione -: o assumendo un collaboratore (attenendosi però a delle regole che verranno stabilite) oppure pagando convegni e l'attività politica rendendo conto nel dettaglio le spese che sostiene». Ma non solo il Parlamento inizia a tagliare, anche da Palazzo Chigi arriva una prima sforbiciata e a farne le spese sono i dipendenti pubblici. «In tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il Presidente Mario Monti - riporta una nota di Palazzo Chigi - ha trasmesso al Presidente del Senato e al Presidente della Camera lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel "Salva Italia"». Un obiettivo che, come continua la nota, se sarà raggiunto permetterà il successo dei programmi di risanamento dell'economia, sia quello degli stimoli alla crescita e competitività. Il provvedimento si fonda su due principi: «1) Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. 2) Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale».