Ricusazione, l'udienza fissata il 18 febbraio
Eora i protagonisti del processo Mills hanno un'unica certezza: la sentenza non arriverà più l'11 febbraio. La corsa contro il tempo del collegio giudicante, che aveva fissato un calendario fitto di udienze per evitare la prescrizione, si è quindi rivelata vana. Almeno per ora. Ci ha pensato Silvio Berlusconi a stravolgere tutto presentando, tramite i suoi avvocati, un'istanza di ricusazione dei tre giudici colpevoli, a suo avviso, di aver anticipato un giudizio di condanna. La richiesta, lunedì, era stata ammessa dalla Corte d'Appello che ieri ha anche fissato la data dell'udienza in cui verrà discussa: il 18 febbraio. È dunque certo che una sentenza non potrà arrivare prima di quel giorno, perché, in base al codice, il processo può sì andare avanti mentre pende un'istanza di ricusazione, ma deve fermarsi alla soglia della camera di consiglio. La prima Corte d'Appello poi, dopo l'udienza che si terrà a porte chiuse, avrà tempo cinque giorni per decidere se accogliere o meno la richiesta dell'ex premier. Si arriva così al 23 febbraio e a questo punto il problema è uno solo: il verdetto arriverà prima che il reato si estingua? I dubbi sono molti e sono legati a diversi orientamenti giurisprudenziali. Secondo alcuni la prescrizione si "congela", per altri continua a decorrere. «Non si blocca», ha affermato categorico l'avvocato difensore di Berlusconi Niccolò Ghedini. Fosse così la sentenza, quando arriverà, sarebbe un «non luogo a procedere per prescrizione», perché i giudici di primo grado hanno individuato la scadenza del termine per metà febbraio. E a loro spetta l'ultima parola sul punto, malgrado altre interpretazioni posticipino la data della prescrizione a maggio. Una termine più ampio che potrebbe comunque risultare inefficace qualora la Corte dicesse "sì" alla ricusazione (in quel caso, infatti, il processo dovrebbe ripartire davanti ad un altro collegio giudicante). Ed è in questo clima di tensione tra la difesa del Cavaliere e i giudici di Milano che arriva anche una notizia di tono diverso: i pm del caso Ruby hanno dato il consenso a spostare, come hanno chiesto Ghedini e Longo, le testimonianze dei funzionari di polizia sulla famosa notte in Questura del 27-28 maggio 2010 previste per l'udienza del 10 febbraio. Quel giorno i due storici difensori dell'ex premier non potranno essere in aula perché impegnati a preparare l'arringa del processo Mills, in calendario per il giorno dopo. Al loro posto ci saranno i colleghi Giorgio Perroni e Filippo Dinacci (nominati loro sostituti) che assisteranno alle deposizioni di altri testi minori.