Bonanni: "C’è chi vuole inquinare il clima"
«Sull'articolo 18 siamo disponibili ad affrontare un solo punto: i tempi del contenzioso che vanno accorciati. Le cause duranno anni e quindi bisognerebbe intervenire regolando meglio le procedure. Ma sul diritto, quello non si tocca». È determinato e fermo il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni a de giorni dall'incontro con il ministro del Lavoro Elsa Fornero. L'appuntamento dovrebbe esserci per domani anche se Bonanni precisa che finora non c'è stata alcuna convocazione. Contatti comunque, serrati e costanti ci sono stati per tutto il fine settimana anche sull'onda di alcune indiscrezioni filtrate sui giornali. In particolare quella che indica come un'ipotesi del governo l'abolizione dell'art.18 solo per i nuovi assunti. «Si tratta di voci nè confermate nè smentite, che stanno inquinando il clima, creando confusione. Una sorat di cortina fumogena che impedisce di vedere quelle che sono le vere priorità di questa trattativa, ovvero lo sviluppo». Una trattativa con modalità un po' insolite, o no? «Non è mai successo che su materie così delicate come queste si procedesse in modo confuso e fumoso e con incursioni mediatiche. Mi sembra che si tenga in scarsa considerazione la condizione particolare in cui si trovano coloro che hanno perso il lavoro. Bisogna recuperare l'equilibrio nella trattativa e una gestione trasparente della comunicazione». Ma se l'ipotesi di togliere l'art.18 ai nuovi assunti fosse davvero fatta propria dal ministro Fornero? «Molti sostengono questa ipotesi da tempo ma noi non saremo d'accordo. Voglio ricordare a chi ha questa ossessione che dovrebbe averla sui temi dello sviluppo di cui nessuno si sta occupando. È con un'economia solida che si creano nuovi posti di lavoro non eliminando l'articolo 18. È falsa informazione far credere che la situazione del mercato del lavoro migliorerebbe cosentendo il licenziamento senza giusta causa. Piuttosto per l'art.18 c'è un altro tema che andrebbe discusso». Quale? «La Cisl sarà disponbile a discutere ciò che rende più efficiente il rapporto lavoro-imprese anche nei momenti più difficili ma non siamo disponibili invece a rendere più torbida l'acqua del sociale solo per far finta che c'è qualcosa che si muove. Non siamo disposti a operazioni di mistificazioni per cui il problema è l'art.18». Come mai questa ossessione per l'articolo 18? «Alcuni circoli culturali hanno deciso che questa era la battaglia da farsi». Quali quindi le priorità? «Quello dello sviluppo. Il che vuol dire più infrastrutture, meno imposte, meno burocrazia». Altra ipotesi è quella di un contratto unico, che ne pensa? «Abbiamo contratti che funzionano come l'apprendistato per i giovani, il contratto di inserimento e quello a tempo indeterminato». E l'abolizione della cassa integrazione straordinaria? «Abbiamo già detto al governo che il sistema va mantenuto, che non si cambiano le ruote durante una corsa forsennata quando occorre sostenere i lavoratori in un momento di crisi. Se c'è da progettare una revisione la questione riguarda come accelerare la ricerca di un nuovo lavoro, come si faccia davvero la formazione nei momenti di sosta lavorativa. E nel caso questo non si verifichi, il lavoratore può perdere anche l'indennità ma non si può sostenere che si possono far saltare gli ammortizzatori perchè si mira a una sorta di salario per tutti perchè l'assistenza generalizzata non è un sistema idoneo». Difficile non pensare che ci sarebbe qualche furbo che ne approfitta... «Il meccanismo si presta alle truffe mentre la cassa integrazione è più sicura giacchè ha come riferimento le aziende». Come sbloccare l'impasse? «È meglio adottare proposte condivise senza fare forzature. Ricordo che il governo è sostenuto da forze eterogenee e non sarebbe opportuno creare divisioni e poi non si possono scavalcare le parti sociali».