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Ultima chiamata per la nuova Europa

Europa, Ue ed Fmi approvano il piano anticrisi

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Un pezzo di storia dell'Europa si decide oggi a Bruxelles dove il Consiglio Europeo affronta il tema di un nuovo Patto di disciplina di bilancio, che dovrebbe introdurre il maggiore rigore nelle finanze pubbliche chiesto dalla Germania, e nello stesso tempo mettere nero su bianco la necessità di accompagnare i tagli alla spesa improduttiva con un serio piano di crescita nel Vecchio Continente in grado di assorbire una disoccupazione, soprattutto giovanile, che non vede opportunità concrete di inserimento. Dopo mesi di stop and go nelle trattative tra i partner europei, di dinieghi e di accelerazioni, di duetti tra la Francia e Germania, e di fallimenti negoziali che hanno aperto praterie alle scorribande della speculazione finanziaria, oggi ci sono le premesse per porre le fondamenta di quella nuova Europa, più politica, in grado di offire un supporto concreto all'euro lasciato da dieci anni senza un governo effettivo. Così dopo i tentennamenti e il rischio che questi avessero come conseguenza finale il default dell'Eurozona sembra si sia fatta strada la convinzione nei leader europei di mettere da parte gli egoismi e i tatticismi nazionali. Risultato: l'Unione europea è vicinissima a chiudere l'accordo sul nuovo patto di bilancio (il cosiddetto Fiscal compact) e ad aprire una nuova fase di politica economica. Sarà il summit di oggi a Bruxelles a indicare se i suoi leader sono davvero decisi - come sembra - a ristabilire la rotta del tormentato viaggio verso un maggiore rigore fiscale e rinnovate politiche di crescita. L'Ue ha certamente bisogno di una nuova governance economica per guardare a testa alta al futuro, ma sul tavolo rimangono questioni aperte, e sullo sfondo c'è sempre la spada di Damocle della Grecia. Ma l'Unione è decisa ad andare avanti e, fonti vicine al negoziato hanno indicato ieri che si fa sempre più concreta la possibilità che il vertice trovi un accordo politico sul Patto di bilancio e dia segnali importanti anche sulla crescita e sull'occupazione. Il clima è «positivo», e secondo le fonti «c'è voglia di concludere, di essere concreti e di dare messaggi chiari». Messaggi chiari hanno bisogno ovviamente i mercati, soprattutto alla luce delle recenti bordate partite dalle agenzie di rating americane contro i debiti sovrani del Vecchio Continente (incluso quello italiano e il fondo salva-Stati Efsf). Tuttavia, nonostante l'ottimismo trapelato ieri, il successo del summit non è affatto scontato su tutti i fronti. E comunque su Bruxelles aleggia sempre lo spettro di un default della Grecia. Chi si aspettava un accordo con i creditori entro questa sera è rimasto deluso e la corsa contro il tempo continua: ora si punta a chiudere la settimana prossima. Nel frattempo, come emerso sabato, Berlino ha alzato la posta su Atene proponendo - di fatto - il commissariamento del Paese, almeno per quello che riguarda la gestione del bilancio. Nonostante l'immediato secco «no» della Grecia, la presa di posizione della cancelliera Merkel potrebbe spingere anche questo tema nell'agenda di oggi e creare ulteriori complicazioni. Per il momento, sul tavolo restano i nodi delle sanzioni semi-automatiche anche sul debito chieste dall'Olanda e da altri paesi «rigoristi» come l'Austria; la questione di «direttive» concrete in materia di crescita e occupazione posta dall'Italia, e il problema (sollevato dalla Polonia) della partecipazione ai vertici dell'Eurogruppo da parte dei paesi fuori dalla moneta unica. Da parte sua, la Svezia teme di perdere la propria autonomia nella politica di bilancio, mentre la Gran Bretagna continua a chiamarsi fuori. C'è infine la questione «principe» ancora irrisolta, formalmente non all'ordine del giorno del summit, ma sicuramente al centro dei colloqui tra i leader: il potenziamento del nuovo fondo salva-Stati (Esm), il «firewall» europeo destinato dal primo luglio 2012 a raccogliere il testimone dall'attuale European financial stability facility (Efsf). Al momento è stabilito che l'Esm possa contare su una potenza di fuoco di 500 miliardi di euro, cifra ritenuta tuttavia insufficiente da molti Paesi e istituzioni (in primis Francia, Italia, Fmi e Commissione europea) che ne chiedono con insistenza il rafforzamento (almeno fino a 750 miliardi), scontrandosi con le resistenze della Germania. Ieri la Merkel, in un'intervista alla Bild am Sonntag ha glissato sul pressing degli alleati. La posizione dei tedeschi tuttavia si starebbe pian piano ammorbidendo (come confermano le indiscrezioni trapelate ieri sul magazine finanziario Wirtschaftswoche) e, una volta incassato l'accordo sul Fiscal Compact, la cancelliera potrebbe finalmente scendere a compromessi. In questo contesto, un'attenzione particolare dovrebbe essere dedicata agli interventi destinati a sostenere le piccole e medie imprese e il lavoro giovanile. Tema sul quale il presidente della Commissione europea, Barroso, si è detto «preoccupato» e per il quale ha chiesto che i leader Ue sostengano «la mia proposta di creare delle speciali squadre di azione che elaborino piani precisi per la creazione di posti di lavoro» .

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