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La riforma del lavoro riparte dai precari

Il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro del Welfare Elsa Fornero

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I contatti informali proseguono ininterrotti, ma i giorni segnati nelle agende di imprese e sindacati per la ripresa degli incontri sulla riforma del mercato del lavoro sono quelli di metà settimana. È previsto infatti per mercoledì l'incontro preliminare tra le parti sociali in vista del nuovo confronto con il ministro del Welfare, Elsa Fornero. Potrebbe essere quindi forse giovedì 2 la data in cui le parti torneranno a sedersi al tavolo con il ministro per affrontare la riforma, ma in via Veneto ribadiscono che il lavoro va avanti ma che non è stata ancora ipotizzata la data della convocazione. Confermati invece i quattro tavoli su cui si articolerà la trattativa: forme contrattuali, formazione, flessibilità e ammortizzatori sociali. E se, ribadiscono fonti sindacali, non ci sarà alcun nuovo documento prima di tornare a sedersi al tavolo con il ministro, indicazioni forti sono arrivate ieri sulle priorità su cui basare la riforma. La parola d'ordine è affrontare il nodo dei precari. «Emergenza è la precarietà e se la parola riforma ha senso, da lì bisogna partire...» afferma la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che sottolinea la necessità di estendere la cassa integrazione. A chiarire è il segretario confederale, Fulvio Fammoni che mette l'accento su tre punti: «Un intervento urgente che tuteli l'occupazione almeno per tutto il 2012; un intervento contro questa proliferazione di lavoro precario con ammortizzatori sociali universali per tutti, basati su due pilastri fondamentali cioè la cassa integrazione e l'indennità di disoccupazione. In terzo luogo, puntare sullo sviluppo e sulla ripresa della produzione perchè senza sviluppo non c'è occupazione». Una linea che trova d'accordo anche l'Ugl di Giovanni Centrella. Ed è anche un altro il punto su cui i sindacati concordano: sulla riforma del lavoro ci deve essere un vero confronto e non una semplice consultazione. «Deve essere chiaro che una trattativa deve avere una "mission": dobbiamo sapere se vogliamo fare un accordo o solo uno scambio di opinioni», dice Luigi Angeletti (Uil). In compenso, spiega Raffaele Bonanni, «la Cisl è per trovare una sintesi con una trattativa senza paletti, che privilegi una soluzione condivisa da tutte le parti sociali e dalla maggioranza parlamentare». «Speriamo che il governo non cada nel tranello di alimentare le ipotesi più disparate e inverosimili, aggiunge». È meglio evitare le fantasie e lasciare alle parti in causa la soluzione dei problemi del lavoro». Intanto però in Parlamento c'è un vero e proprio ingorgo per i molti decreti del governo all'attenzione delle Camere, dalle Liberalizzazioni, al Milleproroghe, dalle carceri alle Missioni internazionali, fino alle Semplificazioni che però deve essere ancora firmato da Napolitano. Domani in commissione Industria del Senato inizierà il suo iter il provvedimento forse più atteso, quello sulle liberalizzazioni, con 10 sedute convocate in quattro giorni (comprese due notturne) per portare avanti la discussione generale e per effettuare le audizioni di rito. Per la prima volta verranno ascoltate non solo le categorie interessate (sindacati, farmacisti, benzinai, ecc) ma anche i consumatori, i che dovrebbero essere i maggiori beneficiari delle misure. Intanto l'aula di palazzo Madama licenzierà nei prossimi due giorni il decreto sulle Carceri che sarà quindi trasmesso alla Camera. A sua volta l'aula di Montecitorio si appresta ad approvare il Milleproroghe, domani pomeriggio, e poi il decreto sulle Missioni all'estero, che andranno in Senato per la seconda lettura. E sulla Camera planerà anche il decreto Semplificazioni. Per non parlare di una legge di iniziativa parlamentare ma guardata con interesse dal governo, e cioè l'istituzione della Tobin Tax, che inizia il suo iter giovedì alla commissione Finanze di Montecitorio. E il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, Giampaolo D'Andrea, ieri ha ammesso che nel governo c'è una certa «preoccupazione» per l'ingorgo.

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