Fu l'ultimo pm a chiedere la pena di morte
Nonsolo per il suo essere un convinto cattolico, ma anche perché più volte, nella lotta politica che sempre caratterizzò la sua vita, gli fu rinfacciato dagli avversari. Oscar Luigi Scalfaro è stato infatti l'ultimo pubblico ministero a chiedere, nell'immediato dopoguerra, che un imputato venisse punito con la pena di morte. Un episodio che lo stesso ex presidente ha spesso ricordato per sottolineare come la legge debba essere applicata interamente e non tenendo conto dei convincimenti o delle idee personali. Quando aveva 26 anni Scalfaro rispose alla richiesta di arruolamento straordinario di magistrati decisa dal Guardasigilli Palmiro Togliatti, trovandosi a svolgere le funzioni di pm presso le Corti di Assise speciali di Novara ed Alessandria. Fu lì che, a conclusione di un dibattimento, il giovane magistrato chiese l'applicazione della pena di morte. Bisognava applicare il codice di guerra e, spiegò nel 1992, «non si poteva chiedere meno. Fui molto combattuto con la mia coscienza e con le mie convinzioni. Presi dieci giorni di tempo per decidere come comportarmi: da magistrato, dovevo applicare la legge, non potevo mercanteggiare». «Ero molto giovane - raccontò - ma studiai 15 giorni gli atti processuali per vedere se ci fosse un cavillo in grado di evitare la condanna capitale. Alla fine chiesi la condanna, ma di fronte ai giudici parlai per mezz'ora contro la pena di morte e successivamente chiesi la grazia per tutti i condannati: l'imputato di cui mi ero occupato io l'ottenne». Gli altri coimputati, tuttavia, vennero fucilati e quella fu l'ultima volta che in Italia venne applicata la pena di morte. La Costituente, di cui Scalfaro fece parte, la abolì per sempre. E l'ex presidente ha sempre detto che in quel momento «sentì un trionfo di giustizia».