Nichi e Tonino dettano la linea al Pd
La colpa è di Joseph Nicéphore Niépce, l'uomo cui convenzionalmente viene attribuita l'invenzione della fotografia. È evidentemente colpa sua se, quasi due secoli dopo, l'Italia è costretta a sopportare la discussione su quella che è ormai chiamata la «foto di Vasto». Cioè Nichi Vendola, Antonio Di Pietro e Pier Luigi Bersani immortalati insieme durante la festa dell'Idv svoltasi nella cittadina abruzzese. Ma forse Niépce è solo una vittima, e con lui lo sono gli elettori del centrosinistra che da settembre dello scorso anno devono sopportare frasi del tipo: «la foto va allargata», «la foto è ingiallita», «sbiadita», «strappata». E via con una lunga serie di aggettivi che, fosse ancora tra noi, farebbero accapponare la pelle a Carlo Fruttero (lui, nel dubbio, gli aggettivi li eliminava). Ieri la «foto di Vasto» è tornata ad animare il dibattito tra i protagonisti. Il nodo, volendo uscire dalle banalizzazioni, è sempre lo stesso: i Democratici devono allearsi con Idv e Sel spostando il loro baricentro verso sinistra o devono continuare ad inseguire il Terzo Polo facendo prevalere l'anima più moderata? Bersani, fedele alla tradizione che vede i leader del Pd indecisi a tutto, ha coniato una formula che non risponde alla domanda: «La mia posizione, come dico da mesi, è in favore della costruzione di un centrosinistra di governo aperto alle forze moderate e civiche, sulla base di un patto di legislatura finalizzato alla ricostruzione del Paese. Con garanzie di stabilità e coerenza». Ma Nichi e Tonino vorrebbero più coraggio. Così provano a tirare Pier Luigi per la giacca. Anche perché è evidente che la stagione di "armonia" aperta dall'arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi ha, come esito immediato, quello di tagliare fuori gli estremi. E non è un segreto che Idv e Sel temano l'accordo su una legge elettorale che consenta a Pd e Pdl di garantirsi la maggioranza senza dover sottostare ai diktat di possibili e fastidiosi alleati. Così meglio mettere subito le cose in chiaro e provare a dettare la linea al Pd. «La foto di Vasto - sottolinea Vendola - è la prima foto. Una foto da allargare e non certo da restringere. In un sistema bipolare serve una coalizione ampia e noi vogliamo tenere le porte aperte». «Non mancheremo mai di rispetto a chi fa scelte diverse dalle nostre, anche in termini di sostegno al governo - è l'appello di Di Pietro -, ma chiediamo uguale rispetto per chi, come noi, dice di non essere d'accordo su alcuni provvedimenti». «Il tema che ci separa da Vasto - prosegue Nichi - è quasi un'epoca ormai, perché nel frattempo è successo di tutto. Lo scenario è completamente cambiato, ma resta comunque l'esigenza di creare una vera alternativa di centrosinistra. E noi oggi abbiamo aperto il cantiere. Non lavoriamo per fare un Polo di testimonianza ma per fare un Polo di governo. Non abbiamo mai posto vincoli o paletti all'alleanza, ma abbiamo solo chiesto che non vengano messi veti contro nessuno. Si deve lavorare per costruire il dopo-Monti». Per la cronaca va registrato che Bersani, oltre a ripetere la sua formula nel dopo-conferenza, aveva già mandato qualche segnale ai "fotografati di Vasto" in un'intervista pubblicata ieri mattina dall'Unità. In particolare un avvertimento a Di Pietro: «Lo dico amichevolmente, malgrado qualche volta si sia lasciato andare a termini come "inciucio": sia chiaro, noi questo atteggiamento ad un alleato non lo consentiamo. Invece di tirare per la giacca me e lavarsene le mani, sarebbe meglio se si impegnasse anche lui in Parlamento». E un riconoscimento a Vendola: «Ha compreso le ragioni della scelta del Pd e con questo spirito gli dico che sono disposto a riaprire tavoli programmatici ma sui temi di cui parliamo oggi, dal lavoro alle riforme. Basta con i tatticismi, nessuno può pensare di prenderci alle spalle». Parole che i diretti interessati accolgono favorevolmente. «È di fatto la riapertura di un dialogo importante - commenta il leader di Sel -. Siamo più sereni. L'intervista lo rende non più un convitato di pietra, ma un vero protagonista di questa alleanza». «Siamo pronti a riaprire i tavoli programmatici - aggiunge Di Pietro - che erano stati sospesi per l'avvento del governo Monti». Quindi l'ex pm, che promette di non usare più la parola «inciucio», sottolinea che la conferenza stampa con Vendola è stata organizzata circa una settimana fa, cioè «molto prima che Bersani parlasse con l'Unità. Le frasi del segretario del Pd non possono considerarsi dichiarazioni rubate nel corridoio, ma una vera e propria assunzione di responsabilità». La «foto di Vasto» ha ripreso i suoi colori originali? Neanche per sogno. Mentre Nichi e Tonino lo tirano per la cravatta il leader democratico deve fare i conti con un partito che torna a dividersi. E se l'ala moderata parla di «foto ingiallita», quella sinistra spinge affinché Bersani raccolga la proposto lanciata dagli alleati. Come se non bastasse esplode il "caso Palermo" dove il centrosinistra dovrà scegliere il candidato sindaco in vista delle prossime amministrative. Vendola e Di Pietro temono primarie «inquinate» se aperte anche a Raffaele Lombardo e chiedono di bloccare la consultazione. Il Pd insiste perché si celebri. Forse Bersani farebbe bene a sostituire la «foto di Vasto» con quella, più recente, di lui seduto in un pub romano con davanti una birra. Da solo.