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Favole e verità di una stagione senza vincitori

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Quando Silvio Berlusconi decise di fare il passo indietro si levò un coro che canticchiava il seguente ritornello: «Il Cavaliere nero se ne va, ogni problema dell'Italia sparirà». Schiere di parrucconi impartivano lezioni sul nuovo miracolo italiano. E gli ingenui finivano per crederci. Poi è arrivata la verità di un Paese difficile da riformare, neocorporativo, abituato ad aggirare la realtà e pronto a cambiare bandiera sempre per convenienza e mai per convinzione. Ora che il governo dei tecnici è in sella, spero che le persone di buonsenso abbiano chiaro lo scenario: i nostri problemi sono tutti là sul tappeto e risolverli è un'impresa titanica, ben al di là di un Berlusconi o di un Monti. Il governo del Cavaliere era alla frutta, non aveva una maggioranza seria per fare le riforme e fronteggiare la crisi, la transizione era necessaria, ma la favoletta del va via Silvio e il Paese rinasce è svanita in un batter d'occhio. Alcuni temi del programma politico del centrodestra sono riemersi perché validi, è perfino risorta la parola «ottimismo» che Berlusconi quasi non poteva pronunciare senza rischiare la fucilazione. Lo stesso Monti ha usato la parola «ottimismo» (dando ragione al suo predecessore) così come il ministro Passera prova a infonderne (dando dispiacere all'austera Fornero). La cosa più surreale però è stata la lettura delle dichiarazioni sull'anno giudiziario. Tutti d'accordo con la Guardasigilli Severino a dire che la giustizia deve cambiare, che i magistrati devono fare un bagno d'umiltà, che le riforme sono necessarie, perfino che la separazione delle carriere non può essere un tabù e se ne discuterà. Ecco, la giustizia, il terreno di battaglia dell'era berlusconiana. Qui i partiti hanno grande torto: non hanno mai avuto il coraggio di riformarla. Invece un mal consigliato Berlusconi ha lasciato fare agli Azzeccagarbugli, una tattica miope che gli è costata il posto di Presidente del Consiglio. Lo stesso vale per la sinistra che ha trascorso diciotto anni al codazzo delle toghe senza ottenere nulla. La magistratura è rimasta quella di sempre, Berlusconi e Bersani non governano, a Palazzo Chigi c'è Monti. Sembra la sceneggiatura di una beffa, ma è la realta.  

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