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Riccardi: non mi candido a sindaco

Il ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi

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«Non è nei miei programmi presentarmi alle elezioni nel 2013. Non sto lavorando per un mio futuro politico». Lo ha detto il ministro per la Cooperazione e l'Integrazione, Andrea Riccardi, a Sky, intervistato da Maria Latella, facendo tirare più di un sospiro di sollievo. Tra questi, il sindaco Alemanno: «Oggi il ministro Riccardi ha smentito questa candidatura che mi sembra più una costruzione giornalistica che altro. Per il resto, con Riccardi ci conosciamo da tempo, collaboriamo in tante iniziative di Roma. Non vedo proprio elementi di conflittualità o motivi per creare polemiche - dice il primo cittadino -. Riccardi è sempre stato impegnato nel sociale e va rispettato innanzitutto come persona che in base ai valori cristiani opera in questo contesto: questa è la sua vera qualificazione, al di là del temporaneo incarico di ministro». In effetti, dalle dichiarazioni successive del ministro, appare difficile vederlo seduto sulla poltrona di primo cittadino. «A naso» risponde di sì all'introduzione dell'Ici per gli edifici religiosi a uso commerciale mentre sulle liberalizzazioni, spiega il ministro, «credo che si arriverà a un accordo sulla vicenda taxi», aggiungendo a proposito della precettazione dei tassisti, «che noi siamo un governo di tecnici e il discorso precettazione lo lascio a chi ha il dossier nelle mani. Le liberalizzazioni non possono essere pensate in modo giacobino, riguardano l'evoluzione del Paese, che è un insieme di complessità. Non è vero che i tassisti sono stati il nemico: quella del governo non è stata una rivoluzione ma una riforma. Il nemico è la paura che fa tutti arroccare: tutti abbiamo paura dei cambiamenti, della crisi e ciascuno si vuole arroccare nella sua fortezza, sia nel mondo economico come nella società. Le liberalizzazioni sono un rischio ma anche una ventata nuova, l'apertura alla speranza». Poi un riferimento alla criminalità. «Percepisco a Roma e in altre città italiane una tensione sociale in diversi ambienti, non solo quelli degli immigrati. Bisogna affermare sicurezza e legalità per tutti, italiani e stranieri». Poco insomma. Troppo poco per parlare di programma elettorale. Messa da parte dunque la "carta" Riccardi resta sempre la volontà del Terzo Polo, ribadita più volte dai vertici nazionali dell'Udc, di correre in solitaria per la "conquista" del Campidoglio nel 2013. Una probabilità al momento affatto esclusa. Tanto che lo stesso Alemanno sta lavorando a una convergenza: «Loro dicono di sì, che avranno una candidatura autonoma, vedremo. Io penso che, non solo a livello romano, ma anche nazionale, la convergenza naturale deve essere tra Pdl e Terzo polo, però poi ovviamente questo dipende da tanti fattori ed elementi. Se ci sarà ci confronteremo anche con questa candidatura». Sull'avvicinamento al Terzo Polo, per quanto riguarda le comunali 2013, sta lavorando tuttavia anche il Pd. Entrambi i partiti che si candidano a governare la Capitale sanno infatti che da soli, o meglio con le alleanze a destra per il Pdl e a sinistra per il Pd, non possono farcela. Per questo allearsi con il Terzo Polo, ovvero l'Udc, diventa fondamentale. Prima o dopo il primo turno. A prescindere dal candidato sindaco. In questo senso il «modello Lazio» potrebbe portare a facilitare il centrodestra. L'Udc governa al fianco della Polverini e mal sopporterebbe ritrovarsi in Regione con il Pdl e nella Capitale con il Pd. La scelta di andare da soli per poi decidere al ballottaggio potrebbe però essere una semplice strategia per togliersi da questo imbarazzo.

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