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Roma 2020 occasione irripetibile per la crescita del Paese

Presentazione della candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020

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«Mi auguro davvero che il presidente del Consiglio Monti firmi. Le sue proccupazioni sono legittime, vanno comprese. Ma il Paese ha bisogno di credere nel proprio futuro, deve avere prospettive certe e quella di Monti sarà una decisione reponsabile». L'appello al premier ad appoggiare la candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi 2020 arriva da Aurelio Regina, presidente di Unindustria e presidente della Fondazione Roma 2020. Presidente Regina, la situazione con il governo appare piuttosto delicata. Tutto sembra poco fluido. Che opinione s'è fatta? Perché Monti non ha ancora firmato l'affidavit? «Un governo responsabile, soprattutto se tecnico, è comprensibile che abbia cautela, che voglia vagliare attentamente se proseguire o meno l'iter della candidatura olimpica. L'ipotesi di rinviare tutto al 2024 pare poco praticabile. L'occasione irripetibile è oggi. Ci troviamo in presenza di un'occasione congiunturale unica. Il ruolo dell'Italia e dei nostri membri del Cio pesano. Il dossier è valido, l'80% delle infrastrutture è pronto. Tante opere progettate per la candidatura all'edizione 2004 oggi sono realizzate o in predicato di essere terminate, come il metrò. A breve ci sarà la firma per l'accordo di programma su Fiumicino Due e l'avvio degli investimenti per l'aeroporto, la vera priorità del nostro territorio». Insomma, ora o mai più. «Esattamente, anche se non sarà facile ottenere i Giochi. Però ce la giochiamo fino in fondo. Capisco che Monti si preoccupi dei sacrifici che chiede al Paese e alle categorie. Ma eviterei l'autolesionismo: sono quelle stesse categorie cui si chiedono sacrifici che di più potrebbero beneficiare delle Olimpiadi. L'economia mondiale lascia pochi spazi e i grandi eventi sono un'enorme occasione di crescita economica e di ammodernamento del Paese. Roma 2020 può essere l'ideale anello di congiunzione tra l'Expo 2015 e il Giubileo 2025. Avere una data certa davanti a noi può essere uno stimolo enorme per tutti». Quindi le preoccupazioni di Monti sono ingiustificate? «Non si sprecherà neppure un euro pubblico. Molte infrastrutture ci sono già. Si tratta di completare la Città dello Sport di Calatrava a Tor Vergata e di realizzare il Parco Fluviale con la bonifica del Tevere e il villaggio olimpico a Tor di Quinto. Una spesa complessiva di 4,7 miliardi, 4,6 dei quali torneranno allo Stato come maggiore gettito erariale. Il villaggio verrà realizzato in project financing, le unità residenziali creeranno ricchezza e le opere di bonifica resteranno alla città». Insomma, i Giochi convengono a tutti, come dimostra lo studio effettuato dalla Fondazione. «Per ogni euro investito se ne ricavano 1,50-2. Il nostro studio giunge agli stessi risultati di quello della commissione Fortis, anche se parte da basi diverse: avevamo stimato una spesa di 15 miliardi, la commissione di 8,2. Con un'attenta programmazione Roma e l'Italia se lo possono permettere. Il valore dell'indotto sarebbe inestimabile. Ancora oggi Torino beneficia dei flussi turistici delle Olimpiadi invernali di sei anni fa». Le piccole e medi imprese lamentano l'impossibilità di lavorare con il pubblico. Gli enti locali non riescono a pagare i fornitori. I Giochi darebbero respiro. «Con i grandi eventi non si agevolano solo le grandi aziende, ma soprattutto le piccole. I grandi gruppi eseguono le progettazioni, ma si affidano alle imprese del territorio. Un esempio è l'ammodernamento della rete elettrica effettuato da Acea e Terna su un progetto Unindustria a Roma: lo hanno realizzato più di cinquanta tra piccole e medie imprese. Tra infrastrutture, servizi e turismo ci sarà lavoro per tutti. I grandi eventi muovono tutto il sistema, gli effetti si risentono su tante economie. Barack Obama ha recentemente parlato a Disney World davanti al Castello di Cenerentola: il turismo ha un indotto molto importante. Per questo guardiamo con favore al Rainmbow MagicLand a Valomontone, a Cinecittà World a Castel Romano, al Secondo Polo Turistico e al porto turistico di Fiumicino, anche se vanno potenziate le infrastrutture. Come Fondazione Roma 2020 il nostro obiettivo è aggregare le imprese e sviluppare progettualità per modernizzare il territorio». La politica sembra incapace di creare quegli spazi di cui le aziende hanno bisogno «È vero. Ma è un problema italiano. Non siamo capaci di fare sistema. Manca pianificazione e siamo frenati da logiche di parte e localistiche. È un problema culturale che riguarda tutti: politica, categorie, sindacati. Le Olimpiadi di Torino 2006 e l'Expo 2015 a Milano sono eventi italiani. È l'Italia che si mette in mostra. Dobbiamo tornare alla cultura del 1960, stimolando tante individualità che insieme hanno creato un grande Paese. Siamo una nazione ancora complessa per burocrazia e livelli decisionali». Non pensa che con Roma 2020 possano ripetersi gli errori di Italia '90 e dei Mondiali di nuoto 2009? «La storia insegna sempre qualcosa. Ma ci sono stati anche eventi gestiti con precisione: quelli religiosi e la finale di Champions League. Il Comitato organizzatore dovrà vigilare attentamente sul rispetto di tempi e procedure e noi come sistema delle imprese faremo altettanto». In quanti vogliono veramente i Giochi? «Il percorso è stato avviato faticosamente, magari con qualche errore iniziale, abbiamo dovuto affrontare una competizione interna con Venezia. Ma oggi da romano e da italiano sono orgoglioso di aver portato avanti questo progetto nato dal dialogo di pochi: Roma Capitale e Coni in primis, ai quali da subito Unindustria non ha fatto mancare il supporto, come d'altrone Provincia, Regione, Veltroni e Rutelli. Spero che presto il Parlamento approverà una mozione con largo consenso».

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