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Su Roma 2020 dietrofront impossibile

Gianni Alemanno

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Un dietrofront su Roma 2020 «è impensabile». Il sindaco Gianni Alemanno è categorico nell'escludere qualsiasi ripensamento da parte del governo Monti sulla candidatura della Capitale a ospitare le Olimpiadi. Così come non è ipotizzabile uno slittamento della corsa a cinque cerchi al 2024, quasi in concomitanza con il Giubileo del 2025. Le condizioni sarebbero del tutto diverse, fanno notare dal Coni: per il gioco dell'alternanza tra i continenti toccherebbe a una città non europea ospitare le Olimpiadi; la forza dell'Italia nel Cio senza Pescante, sarebbe inferiore; le avversarie sarebbero più forti di quelle attuali (Madrid, Tokyo, Istanbul, Baku e Doha); anche se la torcia olimpica dovesse restare in Europa, Parigi sarebbe la strafavorita, forte del sogno di festeggiare con l'Olimpiade il centenario dei Giochi celebrati nella Villa Lumiere del 1924. Ora o mai più, insomma. O comunque non prima del 2028. In ogni caso qualche problema c'è se Monti non ha ancora firmato l'affidavit e se la diplomazia del presidente onorario del Comitato promotore, Gianni Letta, ha già avviato la mediazione con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Due le perplessità di Palazzo Chigi, entrambe di carattere finanziario. Un terzo del default greco è dovuto all'organizzazione dei Giochi di Atene 2004. Inoltre, come si concilierebbe l'impegno economico per organizzare le Olimpiadi con il percorso di risanamento economico intrapreso dal governo e, soprattutto, con il rigorismo dei conti pubblici preteso dall'Unione Europea e garantito da Monti? Inoltre, secondo lo studio di fattibilità redatto dalla Commissione di compatibilità economica presieduta da Marco Fortis, per organizzare i Giochi di Roma 2020 servirebbero 8,2 miliardi di euro. Londra per le Olimpiadi di quest'anno ne ha spesi 17. Il fatto che il 70% degli impianti è già esistente giustifica una spesa tanto minore? Inoltre Monti pretenderebbe praticamente l'unanimità parlamentare. Cosa abbastanza difficile: la mozione, seppur bipartisan, non verrà votata dalla Lega e lascia più che perplessa l'Italia dei Valori. Dubbi, comunque, che dovranno essere sciolti entro il prossimo 15 febbraio (data entro la quale è previsto l'invio al Cio della lettera di garanzia), ma sui quali Alemanno rassicura: «Siamo in attesa delle decisioni del governo sul dossier olimpico e della firma del presidente del Consiglio sull'affidavit. Siamo convinti che si sarà la firma di Monti sul documento». Quanto all'incubo Grecia, il sindaco non ha dubbi: «Le nostre sarebbero Olimpiadi sobrie, senza gigantismo né salti nel vuoto. Nessuno può sottrarre, per sbagliato prudentismo, questa prospettiva di sviluppo alla città e al Paese. Sarebbe sbagliato rinunciare alla candidatura e lo eviteremo». A escludere il rischio flop interviene anche il direttore generale del Comitato promotore di Roma 2020, Ernesto Albanese, uomo di fiducia del presidente del Coni Gianni Petrucci, che sciorina i dati della commissione Fortis: «Le Olimpiadi - sostiene Albanese - sono a costo zero. Del budget di 4,7 miliardi (un decimo dei 44 miliardi messi in campo da Pechino nel 2008) 3 fanno parte del piano strategico di opere che Roma avrebbe fatto comunque anche senza Giochi. I 4,7 miliardi investiti produrrebbero inoltre una crescita del Pil di 18 miliardi (l'1,4% del Pil nazionale), con un ritorno fiscale che renderebbe l'evento quasi a costo zero». A fronte di un impegno di spesa di 8,2 miliardi, 3,5 miliardi rientrerebbero dagli incassi tra biglietti, diritti tv, sponsor e pubblicità. Gli introiti fiscali sono stimati in 4,6 miliardi. A conti fatti, le Olimpiadi 2020 costerebbero dunque all'Italia 100 milioni di euro. Il ministero dello Sport non commenta, ma la decisione finale verrà presa collegialmente dal Consiglio dei ministri dopo il vertice tra il premier e il ministro del Turismo Piero Gnudi. Alemanno e Letta non sono comunque soli nel pressing al governo. Con loro si schierano la governatrice Renata Polverini, il vicepresidente della Regione Luciano Ciocchetti, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti: tutti sottolineano come il governo non possa lasciarsi sfuggire l'occasione per rilanciare l'economia nazionale attraverso lo sport. Un treno da non perdere anche per gli imprenditori. «Le Olimpiadi sono una grandissima opportunità di crescita e sviluppo non per tutto il Paese e sarebbe un errore imperdonabile sottovalutare questo aspetto. L'Italia ha bisogno di grandi progetti che rimettano in moto l'economia. Il sistema delle imprese di Roma e del Lazio si augura che Monti firmi la lettera di sostegno alla candidatura», taglia corto il presidente di Unindustria, Aurelio Regina, contrario anche all'ipotesi rinvio, come del resto il presidente Confcommercio Roma Giuseppe Roscioli. Riccardo Milana, senatore dell'Api e demiurgo del sogno Roma 2004 spiega: «La candidatura va sostenuta, ma ci sono delle condizioni. Deve andare d'accordo con il percorso di risanamento economico operato dal governo. Le Olimpiadi sono poi un fatto principalmente sportivo. Prima dell'aspetto economico viene lo sport. I Giochi sono un ideale non solo un business, che comunque è importante. Non facciamole diventare un'operazione contabile. Serve quell'animo che in città ancora non vedo, ma che il Cio tiene in enorme considerazione».

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