Il Paese è ricco ma le famiglie sentono la crisi. E la povertà aumenta
Moltepoi vanno a ingrossare le fila di quelle con redditi sotto la soglia della povertà. Il quadro emerge dall'indagine di Bankitalia sui bilanci dei nuclei familiari nel 2010. Un dossier che certifica come il reddito medio annuo al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali nel 2010 è stato pari a 32.714 euro con un calo in termini reali del 2,4% rispetto a vent'anni fa. Anche se, precisa la ricerca, il valore non tiene conto della dimensione e della composizione delle famiglie italiane e quindi del fatto che dal 1991 al 2010 è diminuito il numero medio dei componenti del nucleo. A perdere terreno in particolare sottolinea la ricerca - il reddito «equivalente» (la misura che tiene conto della dimensione del nucleo familiare) dei lavoratori dipendenti con un calo in termini reali dello 0,3% rispetto al 2008 e un avanzamento rispetto al 1991 di appena il 3,3% a fronte del 15,7% dei lavoratori autonomi nello stesso periodo. Il reddito medio per un lavoratore dipendente nel 2010 è stato di 16.559 euro a fronte dei 20.202 euro medio dei lavoratori autonomi. La quota di individui poveri convenzionalmente identificati da un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana si è attestato nel 2010 sul 14,4% con un aumento di un punto percentuale rispetto al 2008 (la percentuale raggiunge il 40% tra i cittadini stranieri). Dati che non offuscano però il fatto che la ricchezza familiare netta (data dalle attività reali e da quelle finanziarie) al netto dei mutui e degli altri debiti - secondo Bankitalia - nel 2010 ha un valore mediano di 163.875 euro. E che il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45,9% della ricchezza netta familiare totale in aumento rispetto al 44,3% del 2008. Non mancano i debiti. La percentuale di famiglie indebitate è pari al 27,7% per un ammontare medio dell'indebitamento pari a 43.792 euro. Il 24,3% delle famiglie ha debiti nei confronti di intermediari finanziari per ragioni non legate all'attività professionale. L'11,4% dei nuclei deve rimborsare prestiti per l'acquisto o la ristrutturazione di immobili, il 12,4% delle famiglie ricorre a finanziamenti tramite carta di credito e il 5,6 ricorre allo scoperto di conto corrente. Il 4,5% fa uso di due o più di queste tipologie di debito. La vulnerabilità finanziaria, ovvero un peso di rata per il rimborso dei prestiti superiore al 30% del reddito, riguarda l'11,1% delle famiglie indebitate. La crisi ha morso una quota consistente delle famiglie italiane. Nel 2010 il 29,8% delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese. Il 10,5% le reputava più che sufficienti mentre il restante 59,7% segnalava una situazione intermedia. Rispetto alle precedenti rilevazioni - segnala la ricerca - «emerge una tendenza all'aumento dei giudizi di difficoltà». L'indagine infine si concentra sull'abitazione segnalando che il 68,4% delle famiglie vive in una casa di proprietà con una percentuale più alta nella fascia più anziana (il 79% quando il capofamiglia ha tra i 55 e i 64 anni) e in quelle in cui il capofamiglia è laureato (76,5%).