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Sul viceministro le bacchettate di studenti e rettori

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Masul viceministro si concentrano anche le «bacchettate» dei leader. «È fuori luogo - tuona l'Idv Antonio Borghesi - che un ministro della Repubblica si erga a giudice di chi tarda a conseguire la laurea, perché magari ha un posto di lavoro da conservare gelosamente, vista la situazione nera nel nostro paese. Il ministro del Lavoro anziché gettare sentenze offensive su chi ancora studia, farebbe meglio a parlare dei modi in cui intende affrontare la disoccupazione». Dura la reazione del leader di Sel, Nichi Vendola: «Da coloro che rappresentano il governo del Paese ci si aspetterebbe un maggior senso di responsabilità. Il folclore e le battute sprezzanti non sono obbligatorie». Non è da meno Gianfranco Rotondi, che sostiene: «Le affermazioni del sottosegretario Martone mancano di rispetto nel linguaggio e nella sostanza a migliaia di studenti lavoratori». Per il leghista Massimiliano Fedriga, «come prima uscita pubblica il viceministro al Lavoro Martone ha superato sé stesso e, in originalità, perfino le lacrime della titolare del suo ministero». Non vanno per il sottile gli studenti: «Sfigato - dice Claudio Riccio, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza - è chi non percepisce una borsa di studio pur avendo diritto a riceverla; chi deve fare lavori precari, o spesso a nero, per pagarsi gli studi. È vergognoso che il componente più giovane del governo Monti sia anche colui che più offende la nostra dignità, di giovani, di studenti». Pietro De Leo, responsabile dell'associazione Gioventù e Libertà, rileva: «Al viceministro è opportuno far notare che non tutti coloro che si iscrivono alle università sono figli di papà». Infine, fanno sentire la loro voce anche i Rettori: «Non me la prenderei con gli studenti, ma con strutture che ingenerano questi risultati», ha detto il presidente della Crui, Mancini.

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