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«Le nostre ricerche tra mille ostacoli di ogni tipo»

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Traloro c'è il viterbese Fabio Paoletti, originario di Civita Castellana. Sono solo 9 gli specialisti del Corpo in tutta Italia. Sette di loro da 11 giorni si stanno alternando nel cuore della «balena d'acciaio» spiaggiata sulle coste dell'isola del Giglio. Paoletti ci racconta come stanno operando. «Le ricerche nella parte sommersa sono di tre tipi - spiega - Una con l'impiego dei sonar; una con l'impiego di sub che perlustrano l'area intorno alla nave. La mia squadra, invece, ha il compito di occuparsi dell'interno. Le ricerche avanzano in base a un piano logistico e agli ultimi avvistamenti». A preparargli «la strada» ci pensano gli artificieri della Marina: «Con le microcariche ci consentono di avere un ingresso più agevole oppure intervengono laddove le porte sono bloccate. Poi entriamo in azione noi». Un lavoro duro: «Siamo tre squadre da due persone che si alternano per un paio di immersioni al giorno. La durata è di 50 minuti. È il limite massimo oltre il quale interviene la squadra di sicurezza. C'è poi il "filo di Arianna", fondamentale per ritrovare l'uscita. Lo fissiamo alle pareti per evitare che fluttui e si impigli nella nostra attrezzatura ma anche per evitare di ripassare in una zona già perlustrata». Cosa provate quando siete lì sotto? «Non abbiamo molto tempo per pensare alle nostre sensazioni - spiega Paoletti - Siamo concentrati al massimo su quello che dobbiamo fare. Ci portiamo le piantine dei locali da ispezionare ma dobbiamo adattarle all'ambiente. Non è una cosa facile con la nave così inclinata. Dobbiamo prestare la massima attenzione. Per esempio ieri abbiamo perlustrato parte delle cucine e il ristorante del quarto ponte. Immaginate tutto quello che fluttuava nell'acqua: tovaglie, sedie, arredi... Poi c'è il rischio delle porte che possono richiudersi improvvisamente, con il movimento dell'acqua. Non c'è tempo per pensare ad altro». Ha già avuto l'esperienza di ritrovare qualche disperso? «Io no, è successo ai miei colleghi. Ma per fortuna abbiamo avuto anche la gioia di salvare il commissario di bordo, Manrico Giampedroni». Quando finirete? «Non ne ho idea. Cambi non sono possibili, andiamo avanti con il nostro lavoro». An. Ac.

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