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Il Pd punta sulla coppia d'assi

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I cinquecento circoli del Lazio del Partito democratico hanno scelto Enrico Gasbarra. La palla passa ora alla base, che domenica 12 febbraio sarà chiamata ai gazebo per le primarie che eleggeranno il nuovo segretario regionale dei democratici. I dati sono ancora ufficiosi e verranno messi nero su bianco dal commissario del Pd Lazio Vannino Chiti alla Convenzione regionale che si terrà giovedì a Roma al Centro congressi Frentani. In ogni caso, da fonti interne al partito si apprende che nella fase congressuale propedeutica alle primarie e riservata alle sezioni e agli iscritti, Gasbarra - sostenuto da MoDem, AreaDem, bersaniani e area Letta - si è imposto con oltre il 70% delle preferenze degli iscritti al partito. Staccati gli sfidanti Marta Leonori (area Marino, 12%), Marco Pacciotti (sostenuto da una frangia della Marino, 8,5%) e Giovanni Bachelet (orfano dei franceschiniani e sostenuto dalla Bindi, ha superato di poco l'8,5). Entrando nello specifico, nella sola città di Roma Gasbarra ha ottenuto circa il 68%, a Roma e Provincia il 72% e nel solo hinterland il 76%. Prossimo passo sarà, come detto, la Convenzione regionale di giovedì che ufficializzerà i risultati. Alle primarie andranno i primi tre classificati della fase congressuale. Data per scontata la «qualificazione» alla consultazione popolare di Gasbarra e Leonori (con i suoi 34 anni volto nuovo proposto dall'area Marino e vera outsider della prima fase nei circoli), il terzo posto vede in lizza Marco Pacciotti e Giovanni Bachelet: i due, distanti poche decine di voti, sono protagonisti di un testa a testa. Dalla prima fase emerge quel quadro unitario più volte auspicato da Gasbarra e che dovrebbe regalare al Pd Lazio quella «guida politica forte» evocata da Massimo D'Alema giovedì scorso al Tempio di Adriano e benedetta pubblicamente anche da Walter Veltroni, ex sindaco, leader di MoDem e storica nemesi del presidente del Copasir. Veltroni, nel «rivendicare con orgoglio l'esperienza di governo del centrosinistra» nella Capitale, ha chiesto l'impegno di tutto il partito per fare in modo «che Nicola Zingaretti possa diventare sindaco di Roma». Un impegno che secondo l'ex primo cittadino passa per l'elezione di Gasbarra a segretario: «È il lader giusto con un compito fondamentale: rilanciare l'iniziativa politica e aprire il partito. Possiamo avviare un ciclo riformista, ma c'è bisogno di una rivoluzione democratica. Gasbarra è atteso da una sfida delicata, complessa e difficile. Il Pd deve aprire porte e finestre e Gasbarra ha l'autorevolezza e il coraggio per guidare questa fase». L'obiettivo è chiaro e porta la firma in calce dei leader nazionali del partito: amalgamare tutte le componenti maggiori del Pd dietro a un esponente in grado di guidare la riscossa democratica a Roma e nel Lazio e di garantire progetto politico e tenuta interna, in vista soprattutto della scalata al Campidoglio del prossimo anno. La riscossa nazionale del Pd non può non partire dalla Capitale. Una corsa che vedrà il Pd saldato sull'asse Gasbarra-Zingaretti, anche se a scegliere il candidato sindaco saranno comunque le primarie. Non è un mistero che a lanciare il proprio predecessore alla segreteria regionale sia stato in settembre proprio l'attuale presidente della Provincia, definito apertamente un «asso nella manica» da Gasbarra. Il quadro all'interno del centrosinistra appare oggi più chiaro in attesa di sapere cosa farà il Terzo Polo, intenzionato a schierare un proprio candidato sindaco, come più volte rimarcato dal segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. Il Pd cerca di superare quel correntismo, quelle divisioni interne e quella mancanza di progettualità dopo le sconfitte a comunali e regionali che hanno portato all'uscita di una componente importante a Roma come quella vicina a Riccardo Milana, tasmigrata nell'Api, e a un commissariamento che ha suonato come una bocciatura per un'intera classe dirigente, non solo locale. La figura di Gasbarra in questo senso è focale. Da un lato lui, già vicesindaco della Giunta Veltroni e poi presidente della Provincia, rappresenta la continuità con quel Modello Roma che ha segnato un'epoca politica e un'idea di governo locale; dall'altro lato proviene da un mondo politico non diessino ed è quindi in grado di garantire, gestire e rassicurare le diverse anime del partito, rasserenando il dibattito interno per incanalarlo verso un nuovo progetto politico che coniughi il vecchio con il nuovo. E il nuovo oggi sono proprio loro due: Gasbarra e Zingaretti. Del resto, i circoli laziali del Pd hanno dimostrato di apprezzare il progetto dei «dieci passi» presentato da Gasbarra, che contro «il malgoverno delle destre al Comune di Roma e alla Regione Lazio» propone di ripartire dalla vocazione originaria e riformista del Pd, valorizzando società civile, ruolo delle donne, formazione e centralità dei circoli. D'altra parte, il buon risultato conseguito dalla Leonori è la dimostrazione di quanto il tema focale dell'elezione del nuovo segretario regionale del Lazio sia l'idea di partito, anche fuori dei confini regionali. La parola adesso passa agli elettori.

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