Berlusconi prepara la battaglia sulle liberalizzazioni
Ilsuo istinto lo porterebbe a sfiduciare il governo Monti che non ha mai digerito completamente e ad andare alle elezioni per misurarsi con il voto della gente. Ma sa anche che in questo momento le urne sarebbero una scossa troppo forte per un Paese ancora in balìa di una crisi che non accenna a finire. E per questo prende tempo. Lo ha detto anche a Umberto Bossi nell'incontro di lunedì sera quando ha ascoltato le ragioni del leader leghista che gli ha spiegato che gli ultimatum dati al Pdl servono a nascondere il violento scontro che dilania il suo partito. I dubbi del Cavaliere su Mario Monti, però, giorno dopo giorno anziché diminuire aumentano. Se le cose dovessero continuare così – è il ragionamento dell'ex premier – fino a quando potrò sostenere questo esecutivo di tecnici? Soprattutto guardando la «temperatura» all'interno del Popolo della Libertà: le urla di Bossi contro Monti hanno infatti trovato terreno fertile nel malcontento dei parlamentari che vorrebbero andare subito a votare. Per cercare di frenare le proteste il Cavaliere è pronto a dare battaglia su liberalizzazioni – proprio ieri Giorgio Napolitano ha firmato il decreto – e sulla riforma del lavoro. «La continuità tra il mio governo politico e quello dei professori c'è ed è innegabile, molte delle cose tirate fuori da Monti le abbiamo fatte noi» sarebbe stato il ragionamento dell'ex presidente del Consiglio. Però, con i sondaggi che danno il suo partito attorno al 24% il Cavaliere, spiegano i suoi, non ha molte alternative in vista delle amministrative: per questo, avrebbe chiesto ai suoi di ricucire lo strappo con i leghisti e di continuare a «corteggiare» l'Udc e i «delusi» moderati. Angelino Alfano e altri «emissari» sono da tempo in campo con il compito di recuperare consensi su entrambe le sponde. Nodi e decisioni che Berlusconi affronterà in un vertice del partito domani, al rientro da Milano. Di sicuro le prossime amministrative sono un tema «caldo». L'incubo del Pdl, infatti, è che con la concorrenza della Lega e del Terzo Polo - pronti alla corsa solitaria, sponsorizzata da Maroni - la tornata locale si potrebbe trasformare in un vero e proprio «bagno di sangue». Chi sostiene però che un patto con il Carroccio in cambio della testa di Monti sia impraticabile assicura che Angelino Alfano avrebbe descritto con chiarezza lo scenario italiano anche ad Angela Merkel, nel corso dell'incontro avuto ieri a Berlino: «Votiamo nel 2013, Berlusconi non si ricandiderà e sceglieremo il successore con le primarie». Certo è che anche l'ala dura del partito ammette senza tentennamenti che prima di fine aprile ogni ipotesi di crisi è improponibile, partendo dalla considerazione che sono in agenda importanti aste di titoli di Stato. Pa. Zap.