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Monti blinda il dl: sconsiglio modifiche

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Il premier Mario Monti

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Ora l'obiettivo di Mario Monti è blindare il decreto sulle liberalizzazioni mentre già pensa alla prossima tappa. Un corposo pacchetto di semplificazioni da varare nel prossimo Consiglio dei ministri. È facile dire che si poteva fare di più, ma «chi ha la responsabilità del fare, fa il massimo che ritiene possibile. E comunque non ho visto molti osservatori che abbiano detto a 63 giorni dalla nascita del governo, che si poteva fare di più». All'indomani del varo decreto, il premier Mario Monti da Tripoli dove è in missione con l'Eni, difende il decreto e alza un muro alla tentazione di rimaneggiamenti durante l'iter parlamentare. Premesso che il Parlamento «è sovrano», il premier ha sconsigliato vivamente alla politica, di fare «variazioni che dovessero far venir meno la logica d'insieme del decreto». Anzi ha fatto un appello ai partiti affinchè cerchino di «persuadere le singolo categorie che i provvedimenti sono nell'interessa generale dell'Italia». Un messaggio rilanciato da Catricalà. Il sottosegretario si è detto sicuro che il governo riuscirà a «superare le diffidenze» e ha insistito sugli effetti delle liberalizzazioni: «nel medio periodo un aumento dell'1,5% del pil e nel lungo periodo una crescita pari a quella dei nostri partner europei più avanzati». Ma l'obiettivo, ancora più ambizioso, è contenuto nella nota di Palazzo Chigi sul decreto dove si ricorda che secondo gli studi dell'Ocse, con le norme sulle liberalizzazioni e le riduzioni delle rendite nel settore dei servizi al livello medio degli altri Paesi euro il pil potrebbe salire dell'11%, i consumi dell'8% e i salari reali di quasi il 12%. Una sfida complessa tant'è che Monti nel pomeriggio aggiusta il tiro su questo punto e sottolinea che l'aumento degli stipendi «non dipende dal provvedimento sulle liberalizzazioni, sarebbe bello ma non è così». Però «maggiore concorrenza, e apertura dei mercati significano minori rendite di posizione, quindi a parità di condizioni, prezzi più bassi che moderano il costo della vita». Comunque - dice Palazzo Chigi - «le disposizioni consentiranno, nel breve periodo, di traghettare l'economia nazionale fuori dalla spirale recessiva». Intanto il fronte del no non demorde. Dalla prossima settimana partirà una raffica di scioperi delle categorie colpite dal decreto. Cominceranno domani i tassisti mentre per il 27 uno sciopero di 24 ore (dalle 21 del 26 gennaio) è stato proclamato dall'Orsa nelle Ferrovie; per il 1° febbraio Federfarma ha annunciato una possibile chiusura dei punti vendita e i legali hanno proclamato sette giorni di sciopero, i primi due il 23 e il 24 febbraio, gli altri a marzo a cavallo del loro congresso straordinario, convocato per il 9 e il 10 marzo. I benzinai hanno ancora un pacchetto di 10 giorni di sciopero da definire. Ecco in sintesi alcune delle liberalizzazioni principali spiegate da Palazzo Chigi. Abrogazione dei limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso, per l'avvio di un'attività economica. È istituita a favore dei soggetti con età inferiore a 35 anni la società semplificata a responsabilità limitata. Arriva un'ulteriore tutela contro la vessatorietà delle clausole inserite nei contratti. Si rimuovono alcuni limiti soggettivi e procedurali nell'esercizio della class action. Sono rafforzati gli strumenti di tutela a favore delle imprese di minori dimensioni. Sono state abrogate le tariffe delle professioni. Il compenso per le prestazioni è pattuito per iscritto. Viene abbassato a 3000 abitanti il quorum di popolazione previsto per l'apertura delle farmacie. Aumentata la pianta organica dei notai di 500 posti. Si riattiva la procedura per definire la separazione della rete gas dall'Eni. Pluralità di contratti possibili tra gestori degli impianti e compagnie petrolifere, da regolamentare in sede sindacale. Si adeguano i livelli di offerta del servizio taxi, delle tariffe e della qualità delle prestazioni alle esigenze dei diversi contesti urbani.

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