"Irresponsabile aprire ora la crisi Non accettiamo diktat da Bossi"

«Le Lega non ci può attaccare e al tempo stesso darci lezioni. Non ci stiamo a farci dire, come fa Bossi, quello che dobbiamo fare». Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, non lascia passare in silenzio la provocazione del leader della Lega che vorrebbe dettare l'agenda del centrodestra. È da tempo che Bossi scalpita ed è insofferente verso il premier Monti. Ma ora chiede a Berlusconi di far saltare il banco e di andare a elezioni anticipate. Un bel rischio... «Va fatta una premessa. La Lega non se ne può uscire così ora dopo che tra luglio e ottobre scorsi si è messa di traverso impedendo a Berlusconi di affrontare la riforma delle pensioni dando quindi una risposta efficace a quanto ci chiedeva l'Europa nella lettera di sollecitazione. La Lega si è opposta e ha commesso un grave errore di cui deve essere consapevole. Come pure deve essere consapevole che questo suo atteggiamento è stato una delle cause della crisi del governo». Questo significa che alle elezioni anticipate non pensate affatto? «Il Governo Monti ha due mesi di vita e sarebbe da irresponsabili aprire una crisi. Se fossimo in una situazione di normalità politica allora una volta andata in crisi la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 ci sarebbero state nuove elezioni. Ma qui siamo di fronte a una situazione particolare. Siamo in piena crisi finanziaria internazionale che può far esplodere lo spread a livelli elevatissimi e determinare il default del Paese». Dovete quindi stare fermi e attendere la fine del mandato di Monti? «Se Berlusconi si fosse opposto al governo Monti tutta la responsabilità della crisi economico-finanziaria sarebbe ricaduta sulla sua testa e ci saremmo trovati in emergenza. Questo è il motivo per cui abbiamo dato l'appoggio al governo dei tecnici. Quindi non apriamo una crisi perché ce lo chiede Bossi, non siamo subalterni alla Lega e sarebbe un errore politico».  Cosa intendete fare? «Aspettiamo di vedere come vanno le cose. Tra marzo ed aprile apriremo una riflessione. Innanzitutto si è visto che Berlusconi non aveva alcuna responsabilità della salita dello spread. L'andamento dei tassi sul debito pubblico italiano dipende dalla difficile situazione europea che si riflette sull'Italia. Gli attacchi allora a Berlusconi erano del tutto strumentali. Piuttosto, mentre prima la sinistra applaudiva le agenzie di rating e omaggiava il Cancelliere tedesco Angela Merkel ora ha fatto dietro front. La nostra posizione invece è rimasta uguale. Ora come allora diciamo che è insopportabile l'egemonia tedesca, che andrebbero introdotti gli Eurobond e che la Bce dovrebbe svolgere il ruolo di prestatrice in ultima istanza». Aspettate anche la riforma del mercato del lavoro per esprimervi? «Finora c'è stato il decreto da lacrime e sangue, quello sulla crescita con le liberalizzazioni composto da contenuti eterogenei, poi ci dovrà essere la riforma del mercato del lavoro come è stato richiesto dall'Europa. Una volta che avremo davanti questo quadro globale apriremo una riflessione sulla durata del governo». Non è che per caso siete scoraggiati dal calo dei consensi? L'ultimo sondaggio di Mannheimer dice che il 68% degli intervistati vuole che il governo arrivi fino al 2013 e indica il Pdl inchiodato al 24,2% mentre il Pd è oltre il 28%. «È innegabile, noi abbiamo un problema di consensi ma se ci fosse stato messo in conto il degenerare della crisi, il consenso sarebbe stato peggiore. Le decisioni politiche vanno prese in una situazione non così condizionata da fattori esterni, quali sono le perturbative internazionali sui mercati. E poi non si può mandare a casa un governo dopo due mesi». Quale ruolo avrà quindi il Pdl? «Il ruolo del Pdl sarà di misurarsi sul terreno dei contenuti con il governo e proporre proprie soluzioni ogni volta che ce ne sarà l'occasione e sui temi più importanti. Lo abbiamo fatto con la manovra e con il decreto sulle liberalizzazioni. Quindi pensiamo di aprire un confronto a livello parlamentare sulle riforme istituzionali e poi affrontare il nodo della riforma elettorale». Non crede che il premier Monti dovrebbe rivendicare all'Italia un ruolo di maggior peso nelle decisioni europee? Il no della Merkel alla richiesta di aiuti suona come uno schiaffio che fa male... «Noi ci auguriamo che Monti avendo alle spalle il sostegno del Pdl, del Pd e del Terzo Polo, quindi di gran parte dell'arco parlamentare, faccia valere le ragioni dell'Italia. O cambia la politica europea o potremmo fare ancora altre manovre dure ma non sarebbero sufficienti a convincere i mercati e ad abbassare lo spread».