Il proporzionale non è nostalgia
Perseverare nell'errore è davvero diabolico e Angelo Panebianco è uno dei campioni della perseveranza diabolica. Dalle colonne del «Corriere della Sera» taccia di nostalgia quanti vogliono tornare ad un sistema elettorale proporzionale e quanti ritengono che in una democrazia parlamentare debbano essere le Camere a formare le maggioranze e, all'occorrenza, disfarle. Noi non siamo professori ma nelle scuole serali che abbiamo frequentato ci hanno insegnato che i sistemi istituzionali, con qualche piccola variante, sono solo due: la democrazia presidenziale e quella parlamentare. Nella prima il cittadino elegge il presidente della Repubblica (o il premier come accade in Israele) che è anche capo dell'esecutivo con poteri molto forti come nel sistema americano. Nella seconda il cittadino elegge i singoli deputati e le maggioranze si formano in Parlamento nel mentre i partiti in campagna elettorale danno indicazioni sulle alleanze possibili, o, più precisamente, su quelle impossibili. Il terzo modello non c'è. O, per essere più precisi, il terzo modello può essere solo un pasticcio istituzionale come quello realizzato in Italia negli ultimi 20 anni. Gli italiani mettono sulla scheda il nome del premier ma questi, una volta vinto le elezioni, non ha i poteri del presidente o del primo ministro eletto direttamente e nello stesso tempo il parlamento viene privato della sua funzione fondamentale che è quella di realizzare le maggioranze come è d'obbligo in ogni democrazia parlamentare. La domanda, dopo aver letto Panebianco, è una sola: è possibile tornare in questo Paese a praticare tutti una saggia razionalità? Se Panebianco vuole che il cittadino elegga nell'urna il capo del governo si batta per un sistema presidenziale. Se non ne ha il coraggio, non continui a diffondere confusione senza che suoni offesa per nessuno. Se, invece, come sembra la maggioranza del Parlamento è per una democrazia parlamentare, tutto l'ordinamento costituzionale deve essere coerente e lasciare alle Camere i compiti che Le sono propri e tra questi quello della formazione della maggioranza di governo. In ordine alla legge elettorale Panebianco continua, poi, nella litania del sistema maggioritario che in 20 anni ha fatto proliferare partiti e partitini, ha attivato il cambio di casacca di centinaia di parlamentari e ha visto coalizioni di 6-7 partiti. Anche qui Panebianco dovrebbe ricordare che la legge elettorale è una macchina fotografica che rileva le opzioni politiche di un Paese. La fotografia la si può ritoccare per evitare la frantumazione (soglia di accesso) ma non la si può cambiare con il premio di maggioranza. L'Italia, come la gran parte dei Paesi europei, ha più opzioni politiche e la fedeltà massima possibile della fotografia politica del Paese la dà un sistema proporzionale con soglia di accesso al 5%. Infine con il proporzionale si evita di decidere nella cabina elettorale quale alleanza governerà il Paese lasciando, come detto, alle Camere il compito che Le è proprio in una democrazia parlamentare. Al di fuori di queste coordinate ci sono solo pasticci. Avendo per 20 anni il Paese sposato le tesi di Panebianco i guasti sono sotto gli occhi di tutti. E perseverare su questa strada è incomprensibile.