"Dayana era insieme a una coppia di spagnoli"
La speranza di ritrovare vivi i propri cari dispersi ormai lascia lentamente il posto alla rassegnazione, alla consapevolezza del dolore. Ieri all'Isola del Giglio si è assistito a scene toccanti, di grande commozione. In mattinata è arrivata Susy Albertini, la mamma della piccola Dayana di 5 anni, scomparsa insieme al padre Williams Arlotti. Occhiali scuri e il volto segnato dalla tragedia, la donna è stata accompagnata sul molo che si trova davanti al relitto della Concordia scortata dalle forze dell'ordine. Poi, insieme ai parenti di altri dispersi, è salita su una motovedetta della Capitaneria di porto per fare il giro del gigante del mare adagiato sugli scogli. Quando sono arrivati nei pressi della nave, i familiari dei dispersi hanno lanciato in acqua mazzi di fiori in ricordo dei loro cari. Un segno evidente che le speranze di ritrovare superstiti a una settimana da quel dannato impatto sono ormai tramontate. Anche se c'è chi non si arrende. Alcuni operatori sanitari che hanno avuto modo di essere vicini ai familiari di quanti mancano ancora all'appello testimoniano che tra di loro c'è ancora la ferma richiesta che le ricerche continuino. D'altra parte, la Guardia costiera ritiene «molto difficile» che gli speleo-sub possano davvero perlustrare l'intero relitto, da molti definito «una trappola». Ieri una famiglia umbra ha raccontato di aver visto la piccola Dayana insieme a una coppia spagnola, senza salvagente e con un cappotto scuro da adulto addosso. Fiorda Trotti e il marito Umberto, originari di Ferentillo (Terni), erano sulla nave con i loro figli di due anni e di 6 mesi e sostengono di aver visto la piccola, nei minuti concitati del naufragio, con una coppia straniera. «L'abbiamo riconosciuta dalle foto in tv - racconta la donna - Erano tra le 23 e le 23.30, io e la mia famiglia stavamo andando alle scialuppe, al terzo livello, quando siamo stati fermati da un uomo e una donna spagnoli, che ci hanno chiesto se conoscevamo la bambina. Noi abbiamo detto di no e abbiamo continuato, poi li abbiamo persi di vista». La signora Fiorda ricorda che la bambina «era impaurita, forse piangeva, di sicuro cercava il papà. Indossava un cappotto da adulto che le arrivava ai piedi, mentre i due spagnoli erano in costume da bagno. Noi ora, piano piano, stiamo tornando alla normalità - conclude - ma anche la nostra figlia più grande ha capito quello che è successo, ci dice la "nave si è rotta"». Altri parenti di alcuni dispersi si sono riuniti in preghiera nella chiesa dell'isola. C'erano i genitori e la sorella di Erika, la cameriera peruviana, il fratello di Terence Russel, ragazzo indiano anche lui impiegato come cameriere, e i parenti di una passeggera francese. I familiari sono stati scortati da un cordone di Polizia e Finanza fino alla chiesetta dove si sono intrattenuti a pregare, confortati dal parroco. Poi sono tornati nel tendone che ospita le unità di intervento, in attesa di notizie. Intanto ieri a Portoscuso sono stati celebrati i funerali di Giovanni Masia, il pensionato di 84 anni morto nel naufragio. L'intero paese si è fermato per salutare «Nino». An. Ac.