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Il paese è col comandante: «Facile giudicare»

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Unprovvedimento che gli ha permesso di riabbracciare i familiari mentre gran parte del paese lo difende dagli attacchi subiti dopo il naufragio della «Concordia». «Mio cognato non ha abbandonato la nave, è sceso per controllare i danni. Ha evitato una tragedia perché poteva andare peggio - dice il cognato, Maurilio Russo - Il nostro primo pensiero va alle vittime. Vogliamo verità per loro e per noi. Per mio cognato c'è una carriera rovinata dopo la gogna mediatica di questi giorni». Gogna che non è piaciuta neppure al parroco che da 25 anni regge la basilica di S. Maria del Lauro: «Umanamente lo hanno ucciso - ha detto padre Gennaro Starita - In paese tutti ne parlano e tutti vogliono giudicare, si sentono Dio. Io non ho voluto parlarne nè lo farò nelle mie omelie. Nella telefonata sembra un coniglio, ma noi non eravamo lì e non possiamo giudicare». Schettino è difeso anche da Francesco Amato che ha lavorato con lui alla Tirrenia: «Siamo cresciuti insieme e tutti quanti, in paese, ci siamo subito accorti di quanto lui fosse bravo. Lui era il top tra tutti noi». Addirittura c'è chi non esita a definirlo «un eroe per quello che ha fatto. È una persona degnissima, ha salvato 4200 persone ma i giornali l'hanno già condannato». Peccato che in questo suo giudizio l'assessore comunale al bilancio di Meta, Giuseppe Tito, dimentichi che Schettino è sicuramente responsabile della manovra sbagliata all'origine della tragedia e probabilmente dei ritardi nel chiedere i soccorsi. Un combinato disposto che è costato la vita a tante persone che erano sotto la sua responsabilità. Intanto da Padova è arrivata una lettera anonima indirizzata al sindaco, Paolo Trapani, che insulta Schettino definendolo «il solito terrone incapace». In vista una denuncia contro ignoti mentre in serata tre ragazzi hanno affisso davanti alla casa di Schettino uno striscione con la scritta «Comandante non mollare».

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