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Alemanno: il conflitto sociale blocca il Paese

Gianni Alemanno

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Il prossimo vertice di Roma sarà una tappa importante per l'Europa e per l'Italia. Un incontro che vedrà protagoniste le tre maggiori economie dell'area Euro: Italia, Francia e Germania. Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il nostro Paese si dovrà presentare a questo appuntamento con un piano preciso di sviluppo. Anticipando quella fase due tanto attesa e che dovrebbe segnare la svolta per l'economia italiana. Ma Sindaco Alemanno, le liberalizzazioni annunciate non fanno parte di questa strategia? «Il problema di fondo è agire senza disperdersi in cose inutili. Il governo deve concentrare l'attenzione sugli interventi necessari per rimettere in moto subito l'economia italiana evitando interventi che servono solo ad alimentare la conflittualità sociale. Questa potrebbe essere una strada molto pericolosa per il nostro Paese». Già deluso dal governo tecnico? «È presto per parlare di delusione. Un giudizio si potrà dare solo più tardi, forse già alla fine di gennaio. Ora siamo in una fase cruciale, e non solo per il nostro Paese. C'è stata una manovra economica, necessaria. Si poteva anche fare meglio, ma era necessaria per creare un fronte di sbarramento contro la crisi economica. Ora invece è il momento di misure creative per la ripresa, per contrastare la recessione. E bisogna essere concreti subito. Appunto nei prossimi giorni. Non abbiamo tanto tempo».   Non sarebbe stato meglio andare subito alle urne? «Se il Pdl avesse voluto le elezioni queste sarebbero state inevitabili. Non era opportuno per nessuno. Ed è stata una scelta giusta dare il nostro appoggio al governo tecnico, ma i partiti non devono e non possono rinunciare al proprio ruolo. Devono incidere nell'azione di governo. Il Pdl deve riprendere l'iniziativa, non per alimentare polemiche ma avanzando proposte concrete, perchè quando si andrà al voto saremo giudicati per la concretezza e la costruttività con cui ci dobbiamo muovere in questi mesi».   Monti è stato troppo remissivo con la Ue? «Dei passi significativi però sono stati fatti. Si comincia a rivedere il nocciolo duro dell'Europa, Italia, Germania e Francia. E da questi tre Paesi devono venire dei segnali forti». E noi che dovremmo fare? «Dobbiamo presentarci al vertice con una economia capace di contrastare la recessione. Per questo più che a sfidare i lavoratori e i sindacati sull'articolo 18, oppure tassisti e farmacisti su deregolamentazioni selvagge, si dovrebbe puntare su una massicia dismissione del patrimonio dello Stato per ridurre il debito pubblico, spezzare la stretta del credito che soffoca le piccole e medie aziende, ad attuare subito una riforma fiscale che sposti il prelievo dal lavoro e dalle imprese verso i grandi patrimoni. Per combattere l'evasione bisogna introdurre un vero contrasto di interessi che costringa tutti a emettere scontrini e a fatturare». E le liberalizzazioni?  «Le vere liberalizzazioni vanno fatte contro i poteri forti economici e dismettendo i grandi patrimoni statali. Un altro grande problema è quello di abbattere tutte le burocrazie, sia quelle dello Stato che quelle dei poteri locali, delle varie sovrintendenze o dai procedimenti giudiziari troppo lunghi delle diverse magistrature. Tutto questo paralizza ogni iniziativa economica, blocca tutti i progetti di investimento».   Sta pensando al Colosseo?  «Certo, e non solo a questo. Grandi gruppi internazionali di investimento hanno progetti interessanti per il nostro Paese, ma poi si fermano perché non hanno la certezza sui tempi. Temono questi mille intralci burocratici e così non investono, non partecipano. Questi sono i lacci da tagliare».   Un governo tecnico può riuscire dove hanno fallito solide maggioranze politiche? «Certamente, anzi può incidere ancora di più proprio perchè non ha una connotazione politica. Nei diversi settori della burocrazia, nella dismissione di poteri statali, nell'applicare una autentica sussidiarietà. Ci può essere un confronto costruttivo tra i tecnici fuori da ogni polemica politica. Dove invece il governo tecnico non deve intervenire è su materie che hanno bisogno di un grande consenso sociale». Quali? «Vanno evitate quelle riforme improvvisate che finiscono per minare profondamente la coesione sociale. Interventi come quelli sull'articolo 18 e forme di deregolamentazione selvaggia contro le categorie del ceto medio rischiano di rimettere in moto il conflitto sociale senza nessun effetto concreto sullo sviluppo. Monti dovrebbe concentrarsi sul modo per rimettere in moto l'Italia in un clima di coesione sociale. Poi come sindaco di Roma vorrei esprimere una forte preoccupazione. Non vorrei che la Capitale diventasse il teatro dell'esplosione della conflittualità sociale. Non possono bastare limiti e divieti ai cortei e alle manifestazioni, su cui pure ci siamo impegnati. Se i lavoratori dipendenti, il ceto medio avranno l'impressione che solo loro devono pagare, se non si interviene sui poteri forti e sugli apparati dello Stato, allora può esplodere una rabbia incontrollata. Per questo il governo si concentri subito sulle misure per far ripartire l'Italia. Lo faccia ora, prima ancora dei nuovi incontri a livello europeo».   I partiti danno l'impressione di essere già in campagna elettorale «Monti ha portato una grande novità comunicativa. Appare concreto, rassicurante, pacato. Questo cambiamento coinvolge la politica. Alle prossime elezioni non vincerà chi griderà di più, ma chi mostrerà di essere concreto, credibile. Sarà una grande novità». Sarà anche il caso di votare con una legge diversa «Certamente sì, basta con il Parlamento dei nominati. Io sto guardando con sempre più interesse al sistema elettorale tedesco. Ci sono tre grandi partiti che non debbono essere costretti a fare alleanze improvvisate per vincere a tutti i costi in un sistema maggioritario. Il Pdl non deve essere più costretto ad allearsi con la Lega. Come il Pd con Di Pietro. Questa sarebbe già una svolta importante». Anche i grandi partiti debbono rinnovarsi al proprio interno?  «Anche questa è una priorità. È importante la scelta del Pdl di avviare le primarie per i candidati sindaci. Ringrazio Alfano per questa decisione. È un segnale per dare ai cittadini la possibilità di scegliere riducendo il potere di segreterie e potentati». Primarie anche per le politiche? «Me lo auguro proprio. Spero si arrivi anche a questo. Intanto cominciamo con i comuni dove si voterà. Sarà un esperimento rivoluzionario per il Centrodestra».

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