Maroni alla resa dei conti: ora congressi
«E della fase due che ne pensa»? Fabio Fazio ha davanti a sé Roberto Maroni. Da una parte il conduttore di Che tempo che fa dall'altra l'ex ministro dell'Interno. Tra i due venti minuti di intensa chiacchierata. Poi ad un certo punto una domanda sulla fase due del governo Monti: «Beh, per ora non abbiamo visto ancora nulla. Quando ci sarà qualcosa di concreto valuteremo senza preconcetti». Eppure non è quella «la fase due» che in questo momento sta maggiormente a cuore a «Bobo»; a lui interessa quella della Lega. Una rivoluzione all'interno del movimento che Maroni si sta preparando a guidare contro quel «qualcuno a cui non sono simpatico, nei piani alti della Lega». Quel qualcuno che l'altro giorno ha tentato di defenestrarlo dal partito. E così è bastato che Fazio lanciasse la provocazione perché Maroni delineasse chiaramente il suo progetto. Così se «qualcuno al vertice della Lega» non lo ha in simpatia, lui si prepara a rispondere con i più di 500 post dei militanti nordisti che su Facebook lo hanno incoraggiato a tenere duro. E se c'è chi ha pensato di interdirgli i comizi pubblici lui, di tutta risposta, tira in ballo i più di 200 inviti delle sezioni arrivatigli solo ieri. Inviti a parlare alla sua gente che lui onorerà dal primo all'ultimo perché non c'è peggior cosa di «non poter incontrare i propri militanti». Tutti sassolini che Maroni ha voluto togliersi prima di lanciare la sua offensiva: «Condivido la richiesta di fare i congressi arrivata con forza dai militanti. Il congresso è una via importante e giusta perché è la via della democrazia interna». Parole che segnano definitivamente l'avvio della «fase due». L'assalto al vertice. Perché tra quei congressi non ci sono solo quelli provinciali o «nazionali» (quelli che gli altri partiti definiscono regionali, ndr) ma anche quello federale. In altre parole quello che dovrebbe traghettare la Lega dalla segreteria Bossi a quella che in molti sperano sia di Maroni. Concetti che l'ex ministro si è ben guardato dall'usare ma che, con ampi giri di parole, ha ben delineato: «Da parte mia non c'è nessuno scontro con Bossi, c'è una vicenda interna alla Lega che spero si possa chiarire e ieri la voce della base del movimento si è fatta sentire in modo molto netto». Ed è proprio da quella «base», citata e ringraziata più e più volte da Maroni in trasmissione, che l'ex ministro ripartirà. Dopotutto sono stati loro che lo scorso giugno a Pontita avevano issato davanti agli occhi dei vertici leghisti lo striscione «Maroni premier subito» e proprio a loro «Bobo» si appellerà dal palco di piazza Duomo a Milano domenica prossima. Li galvanizzerà. Darà loro la carica esaltando quella Lega dura e pura che il popolo nordista ha sempre voluto. Qualche piccolo assaggio lo ha mandato già ieri sera riferendosi alla possibilità di stringere accodi con il Pdl alle prossime Amministrative: «Se il Pdl è in maggioranza e noi in minoranza a mio avviso l'alleanza è innaturale». Ma queste sono le parole del «deputato semplice» Roberto Maroni e «quindi decideranno gli organi del partito». L'ennesima riverenza alle regole leghiste perché nessuno possa accusarlo di essere un disobbediente. «Bobo» non lo può essere, ma i nordisti sì e fanno bene a chiedere i congressi dato che «la Lega è un partito democratico» e quindi «è giusto ascoltare la voce della base».