Il Medioevo tecnocratico
La lezione di realismo di Mario Draghi è benvenuta e condivisa. Il presidente della Bce ha detto la verità: «La situazione è gravissima». Siamo a un passaggio storico di cui pochi hanno piena consapevolezza: è in corso una rivoluzione che vede l'Europa manzonianamente come il vaso di coccio tra i vasi di ferro. Lo sviluppo si sta spostando da Occidente a Oriente secondo un ciclo della storia che sta ridisegnando il capitalismo e mettendo a nudo la crisi delle nazioni. In questo scenario, le democrazie sono in pericolo perché hanno molto di più da perdere rispetto a dittature e oligarchie. Non è affatto un caso che stavolta sia proprio l'Europa l'epicentro del sisma. L'area geopolitica più stabile, quella che non conosce più conflitti, che ha un tasso di equità maggiore, che ripudia la pena di morte, che applica la regola del diritto, che si alimenta di libere elezioni, che ha l'eguaglianza tra uomo e donna, che ha un sistema di welfare senza pari, che riconosce i diritti delle minoranze, che accoglie e dà opportunità, è in pericolo e non coglie la sfida della contemporaneità. Sono temi che andranno affrontati in profondità nei libri di storia, ma per chi come noi fa cronaca rappresentano un terreno di confronto senza pari. Purtroppo la politica - non solo quella del nostro Paese - sembra non aver colto la minaccia e i rischi per la sopravvivenza delle democrazie. L'epilogo della Repubblica di Weimar dovrebbe essere un monito per tutti: le crisi economiche possono portare a una diminuzione della libertà e infine irrazionalmente alle dittature. L'Europa è pericolosamente inclinata. Abbiamo consentito alle agenzie di rating - espressione massima del turbocapitalismo tecnocratico - di decidere i destini di un continente. In molti Paesi - e l'Italia ne è un esempio - si sono affidate transizioni di governo più che mai necessarie a esecutivi senza legittimazione popolare, in altri la turbofinanza detta l'agenda politica (penso al Regno Unito) confondendo gli interessi di una nazione con quelli delle istituzioni finanziarie. È una situazione di totale smarrimento in cui la politica deve tornare a contare. Sia l'Italia, culla del Rinascimento, a far uscire l'Europa da questo Medioevo tecnocratico.