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Sette punti per i partiti

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Angela Merkel ha detto di avere fiducia nell'Italia. Francamente mi sentirei molto più sollevato se, invece di occuparsi di noi, si desse da fare per cambiare la linea politica che sta portando al suicidio dell'Europa. Che la signora cancelliera dica o non dica dell'Italia non ha più alcuna importanza, il suo dogmatismo fallimentare è sotto gli occhi di chiunque abbia un po' di autonomia intellettuale e conosca come funziona la finanza. Di questo passo l'Europa è kaputt e a esequie avvenute noi saremo sottoterra ma ai tedeschi resteranno i crisantemi. Oggi riaprono i mercati, incrociamo le dita, accendiamo un cero e speriamo che dalle parti di Palazzo Chigi e Montecitorio si diano una svegliata. Mario Monti ha tutto il nostro sostegno, il governo di transizione è l'unico possibile, ma le cambiali in bianco non esistono. Mentre parte il D-Day (lo sbarco in Normandia del debito) Angelino Alfano, Pierferdinando Casini e Pierluigi Bersani incontreranno il presidente del Consiglio per fare il punto sulla crisi. Al loro posto andrei da Monti con un paio di grafici e tabelle e un memorandum finale: 1. l'andamento dello spread durante il periodo del governo tecnico; 2. l'andamento del debito pubblico; 3. il sell-off dei titoli di Stato italiani nelle ultime settimane e il calendario di emissioni a breve e a lungo nel 2012; 4. gli ultimi dati sulle entrate fiscali; 5. il numero di imprese fallite; 6. il credit crunch operato dalle banche nonostante l'iniezione di liquidità a bassissimo costo da parte della Bce; 7. una scaletta di richieste da fare all'Unione non con il cappello in mano ma usando il potere di veto dell'Italia, cioè un ultimatum alla coppia Sarkozy-Merkel. Se il trio di partiti che sostiene il governo va per fare quattro chiacchiere, si astenga. Se invece va da Monti con un mandato da consegnare a un governo che non può essere indipendente dal Parlamento che lo ha votato, allora riusciamo a raddrizzare in extremis una situazione al limite del crac. Non c'è un minuto da perdere, perché l'intervento del Fondo Monetario Internazionale sul nostro Paese è un rischio concreto. L'Italia ha il suo debito e lo deve onorare, ma non possiamo pagare le colpe di Parigi e Berlino.  

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