Parte la sfida del partito romano
«Chi ha il posto si sieda», dice la governatrice del Lazio Renata Polverini. Al Tempio di Adriano, dove la ex sindacalista presenta il manifesto politico della sua fondazione, «Città Nuove», è tutto esaurito. Tanto che in piedi restano almeno cento persone (compresa la madre della presidente). E altrettante fuori, in piazza di Pietra, con il vigilante costretto a fare il buttafuori. È il giorno di Renata, anche se lei si schermisce. Risponde alle domande del direttore de Il Tempo, Mario Sechi, ma non cede una volta al personalismo. Anzi se la prende con chi ha messo due sue foto giganti nel documento programmatico della fondazione. Lo definisce «un canovaccio su cui tutti quelli che lo desiderano possono dare un contributo». Spiega: «Un soggetto che può raccogliere le istanze di chi non si sente rappresentato dai partiti». Il simbolo di «Città Nuove» è un tondo rosso, con il tricolore e la scritta «Con te». Non è «contro» i partiti. Anzi la Polverini li invita a «recuperare il proprio ruolo. Lo possono fare da ieri - dice - La Corte costituzionale ha ridato la palla al Parlamento per cambiare la legge elettorale». Ma aggiunge: «In un momento come questo sindaci e governatori sono le figure più importanti». Si fa strada il partito romano. Pochi minuti e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, conferma: «Aderisco a "Città Nuove" per dare forza e fiato alla politica italiana. Il centrodestra ha bisogno di rimettere in circolazione idee. Roma e il Lazio devono trasformarsi in un grande laboratorio della politica italiana. Per troppo tempo abbiamo sopportato e subito l'egemonia del Nord». In sala si sente scricchiolare il Pdl. Si nota che nel vuoto politico che il passo indietro di Berlusconi ha inevitabilmente creato, la Polverini e Alemanno guardano lontano. Tanto che il leader de La Destra, Francesco Storace, che «minaccia» scherzosamente di entrare anche lui in Città Nuove, lancia per Renata «l'obiettivo 2018». Rivincere nel Lazio, insomma, per poi gettarsi sulla scena nazionale. Ma il tempo stringe e tutto lascia supporre che il partito romano tenterà l'Opa sul centrodestra molto prima. Al Tempio di Adriano ci sono tanti imprenditori. Sembra strano, lo riconosce pure la Polverini: «Ma quando ci si incontra su obiettivi comuni si può fare un tratto di strada insieme. Vogliamo cambiare, rinnovare il nostro Paese». In prima fila c'è il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, poi gli assessori della Giunta laziale e il presidente della Pisana Mario Abbruzzese. Ci sono i coordinatori del Pdl romano e laziale, i deputati Gianni Sammarco e Vincenzo Piso e l'europarlamentare Alfredo Pallone. C'è Gianni Lettieri, industriale e candidato del centrodestra alle ultime comunali a Napoli. Arriva anche il presidente della Lazio Claudio Lotito. Renata parla delle donne, che «vanno trattate come persone»: «Non faccio riunioni dopo le 17 proprio per far partecipare le donne. Pensavo che i partiti fossero pieni di lavoro visto che organizzavano assemblee sempre dopo le 20. Non è così». Sono solo maschilisti, sembra dire. Ma non lo fa. E rilancia sulle liberalizzazioni: «Dobbiamo conciliare le giuste esigenze dei tassisti con quelle delle grandi città». Racconta di essere stata insultata da qualche autista. Poi avverte: «I tassisti stanno sbagliando, partono in maniera preventiva e si fanno nemici tutti. Avevano organizzato una giornata di protesta il 23, quello che che hanno fatto oggi non li aiuterà nella trattativa». Boccia la liberalizzazione degli orari dei negozi: «Dovrebbero cominciare dalle grandi reti di energia». Chiude sull'articolo 18: «Non dirò mai che va cancellato o aggirato. Le imprese già possono licenziare come e quando vogliono». Ricorda i giovani, su cui, avverte, «bisogna scommettere, farli misurare con le proprie forze. In questo Paese considerano giovane anche me, che compio 50 anni». Ripropone la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia: «Giro spesso per gli ospedali e ogni volta vado a visitare i reparti dove ci sono i bambini. Tantissimi sono di nazionalità diversa dalla nostra: li considero una ricchezza. Vedo stranieri che parlano in romanaccio e che non si pongono nemmeno il problema». Renata va dritta per la sua strada: «Nelle città si deve ricostruire un tessuto economico e sociale». Ricorda Olivetti e «il legame tra lavoro e territorio», poi garantisce: «Con Città Nuove vogliamo creare una fondazione legata alle persone, perché noi crediamo nel valore della persona, della cultura, della solidarietà, che sono alla base del progresso sociale. Ed è proprio dalle città che si deve ricostruire un percorso nuovo». Per questo da oggi la campagna di Città Nuove comincerà anche a Perugia, Napoli, Pescara e Taranto. «Ovunque ci chiederanno di portare la nostra fondazione, noi andremo». Nel Pdl c'è chi si preoccupa.