I taxi non corrono più. Governo sotto assedio
I tassisti promettono che non cederanno. Ieri hanno spento i motori per tutto il giorno. Trovarne uno disposto a lavorare era praticamente un'impresa. Il loro è un diktat: o il governo rimette nel casetto la liberalizzazione del servizio o le corse non riprenderanno. E assicurano: neanche lo spauracchio di essere precettati li porterà a più miti consigli. L'assedio a Palazzo Chigi è durato tutto il giorno. Più di duecento tassisti fin dalla mattina si sono asserragliati davanti alla Galleria Sordi e hanno inveito contro i politici «buffoni» e contro il governo Monti reo di «uccidere un'intera categoria». Chi è atterrato agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino non ha trovato nessun tassista disposto a farlo salire. È stata la fortuna dei noleggiatori con conducente. I pochi ancora liberi sono stati prenotati in un lampo. Stessa scena alla stazione Termini, dove decine di persone appena scese dal treno hanno atteso invano un tassista disposto a trasportarle. I pochi taxi disposti a circolare sono stati presi a calci e pugni e sommersi di fischi e sputi dai colleghi in sciopero al grido di «crumiri vergogna». Sono rimasti deserti anche tutti gli altri posteggi riservati alle auto bianche, da piazza della Repubblica a largo Argentina, da piazza delle Cinque Lune a viale Marconi. I centralini sono andati in tilt per le centinaia di chiamate di passeggeri imbufaliti. Un disco registrato diceva: «Gentile cliente siamo spiacenti ma in seguito a un'assemblea non siamo in grado di assicurare il servizio. Per i servizi minimi contattare lo 0666183371». Poco dopo le 13 il leader di Uritaxi Loreno Bittarelli ha lanciato un appello assieme a Ugl e Cgil: «Riprendete il servizio per non creare disagi all'utenza e dare un segnale al governo».Un doppio invito rimasto inascoltato. I disagi all'utenza sono continuati e il segnale al governo è stato l'opposto: la protesta si è rinvigorita. Il sindaco Alemanno nel pomeriggio ha incontrato una delegazione e li ha esortati alla calma. Ancora inutile. In serata il servizio è ripreso a singhiozzi. All'aeroporto di Fiumicino è stato garantito il 20% delle corse. In città si è scelto di trasportare solo disabili e anziani. L'astensione generalizzata dal lavoro non si è verificata solo nella Capitale, ma anche a Milano, Torino, Bologna e Napoli. Il Garante sugli scioperi, Roberto Alesse, ha invitato i Prefetti a valutare se sussistano le condizioni per l'attivazione della precettazione. L'ultimo precedente risale al 2006, quando centinaia di tassisti bloccarono piazza Venezia e i disagi durarono tre giorni. Allora l'Authority optò per la precettazione e comminò a ogni cooperativa 25mila euro di multa. Ma anche questa minaccia, al momento, non li ha persuasi a riaccendere il tassametro: «Non abbiamo fatto nulla di sbagliato - spiega Giuseppe, uno dei tassisti davanti a Palazzo Chigi - Siamo tutti fuori turno. E io, quando non lavoro, faccio ciò che mi pare. Noi proteggiamo il nostro lavoro e le nostre famiglie». Gli fa eco Givanni, tassista da 32 anni: «A Roma siamo più di 7.500, già oggi c'è poco lavoro, se le licenze dovessero raddoppiare non ci sarebbe più un cliente. Basta andare in una qualsiasi postazione taxi in un giorno feriale per rendersi conto che i clienti scarseggiano». I tassisti sostengono che quello di ieri non è stato uno sciopero selvaggio, ma che si tratta di assemblee spontanee di coloro che hanno terminato il proprio turno. In realtà, si è trattato di uno sciopero generalizzato senza regole, con i pochi disposti a lavorare che sono dovuti stare attenti a non essere presi di mira da chi ha incrociato le braccia. La situazione non dovrebbe migliorare nemmeno nei prossimi giorni. I disagi dovrebbero continuare fino a lunedì, quando Roma sarà invasa dai tassisti di tutta Italia per la maxi-adunata al Circo Massimo. Il presidente della Regione, Renata Polverini, è pessimista: «I tassisti stanno sbagliando ancora una volta perché inevitabilmente si fanno nemici tutti coloro che a causa delle proteste rimangono bloccati o subiscono ritardi». In effetti la rabbia ieri era tanta. I più furiosi erano soprattutto gli stranieri. I romani, invece, si sono adeguati. Per un giorno sono andati tutti in autobus.