Bossi smentisce i suoi e fa pace con Bobo
«Tutto è bene quel che finisce bene». Da una parte Umberto Bossi, dall'altra Roberto Maroni, al centro un altro Roberto, l'ex ministro della Semplificazione, Calderoli, che è riuscito a mediare tra i due: «Ho favorito questo chiarimento e c'è stato». E così, alla fine, l'Umberto e Bobo sono tornati a stringersi la mano. Un incontro virtuale, visto che tra loro c'è stata solo una telefonata, ma che dimostra come una grande amicizia sia più forte di mille polemiche. Un rapporto iniziato più di trent'anni fa e che lo stesso Maroni ha sempre difeso dall'invidia dei colleghi nordisti dimostrando rispetto al Senatùr qualunque fosse la linea politica che dettava. Questa volta invece le cose sono andate in modo differente. E proprio quando i segni del tempo iniziano a piegare il fisico di Bossi qualcuno, come spiega lo storico esponente del Carroccio, Erminio Boso, avrebbe deciso di cogliere l'occasione per defenestrare l'unico candidato possibile alla successione: «Ci sono alcuni soggetti che approfittano della stanchezza di Bossi per fargli dire cose che non sono in linea con il movimento. Bossi è stato scavalcato, così come per Cosentino». Un "qualcuno" che Boso identifica in Berlusconi ma che più di qualche parlamentare del Nord non ha problemi a identificare in colleghi aderenti al cosiddetto "cerchio magico" dei «bossiani». Polemiche che da quasi un anno stanno dilaniando il movimento e che Bossi ha voluto mettere a tacere. «Nessun divieto» quindi per l'ex ministro a tenere comizi, anzi: il Senatùr, dalle colonne de la Padania, ha annunciato che a breve ci sarà un incontro pubblico cui andrà insieme al delfino di sempre, per ribadire che «chi vuole la Lega divisa è in torto», che «non è questo il momento delle polemiche» e che il Carroccio «non dà ascolto a intermediari confusionali». Eppure a far riappacificare i due non c'è stata solo l'amicizia, ma la necessità di placare da parte di Bossi la sua stessa base elettorale che nelle ultime 48 ore è arrivata a mettere in discussione, sul web, la leadership del Capo. In molti lo hanno etichettato come «bollito» o, peggio ancora, «fantoccio di Berlusconi», segno evidente che i maroniani sono più di quel che si pensava in primo momento e che questi, se si fossero uniti, avrebbero potuto creare non pochi problemi al Senatùr sia nei congressi sia alla manifestazione antigovernativa del 22 gennaio a Milano. Un appuntamento al quele Bossi vorrà arrivare avendo al suo fianco anche Maroni pronto a dire tegn dur contro «il governo dei banchieri», «delle tasse e della rapina del Nord».