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Il governo non cede: "Avanti con le riforme"

Il premier Mario Monti a Montecitorio

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«Ancora più determinati nel fare le riforme, e occorreranno soluzioni a livello Ue per sostenere gli sforzi nazionali, perché questo è un attacco all'Europa». L'esecutivo ieri non ha commentato ufficialmente il declassamento dell'Italia da parte di Standard & Poor's. Ma alcune fonti governative ieri sera hanno fatto trapelare alcuni giudizi. «Per quanto riguarda il nostro Paese non è stato tenuto in considerazione l'operato italiano sulla manovra e il lavoro sulle liberalizzazioni». «C'è una voglia di reagire tutti assieme» con gli altri Paesi europei, spiegano le stesse fonti. Mario Monti, hanno sottolineato altre fonti ministeriali, pensa di affrontare la questione lunedì con il presidente del Consiglio, Van Rompuy, per invitare le istituzioni europee ad agire al più presto sul fronte della crescita. Perché, è la tesi di un membro del governo, «è evidente che non è stata declassata l'Italia, ma l'intera Europa». Di più: «La nostra asta di questa mattina è andata bene, lo spread era calato. Segno che la sfiducia non riguarda il nostro Paese in quanto tale, ma l'intera eurozona». E dunque, è il corollario del ragionamento, «è la conferma della linea che Monti fin dall'inizio sta perseguendo: solo una risposta europea può raffreddare la speculazione, e le richieste italiane sono oggi ancora più giuste e pressanti». La risposta dunque, una volta di più, deve arrivare dalla Germania di Angela Merkel: «Non si può più aspettare, il fondo salva-Stati deve diventare operativo al più presto», spiega un ministro, così come l'Italia è pronta ad approvare il più rapidamente possibile la versione del fiscal compact sulla quale si sta convergendo, dando a Berlino garanzie sull'impegno al rigore. A quel punto, è l'auspicio sussurrato, la Bce potrebbe avere più margini per intervenire sui mercati. Un pressing che ora, ragionano fonti di governo, non può non vedere ancora più convintamente al fianco dell'Italia anche la Francia: «Sarkozy dovrà reagire alla perdita della tripla A». Ecco allora che si torna a insistere anche sulla necessità di un'azione comunitaria sul fronte della crescita: «Noi stiamo portando avanti le nostre riforme, dopo aver fatto la nostra parte per il risanamento. Ora – ribadisce un membro del governo – serve una risposta europea sia contro la speculazione sia a favore della crescita, perché solo così le misure dei singoli Paesi possono essere efficaci». Magari già nella trilaterale del 20 a Roma, quando Monti, Sarkozy e Merkel torneranno ad incontrarsi. Un vertice che dopo la scure di Standard and Poor's si carica di ancora maggiori aspettative, in vista dell'Eurogruppo del 23 e del Consiglio Ue del 30: due settimane decisive per il futuro dell'euro e dell'Europa. Un primo confronto sul declassamento il premier l'ha avuto con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, l'ultimo ieri a incontrarlo a palazzo Chigi. Preoccupazione ma anche una sottolineatura da parte del leader dei Democratici, secondo cui si sta verificando un «paradosso». Vengono declassati Italia, Francia, Spagna, ha commentato, ma «è di fatto la linea del rigore della Germania ad essere sconfessata», ha detto Bersani a Monti. A maggior ragione dunque serve una sterzata nella politica europea. «Servono politiche di crescita» e «non sono immaginabili altre manovre». Questa l'unica via per difendere «un'Europa che è chiaramente sotto attacco». Per il presidente dell'Udc Buttiglione, invece, l'Europa non può più dipendere da strutture straniere. «Le scelte di Standard & Poor's di oggi – spiega in una nota – confermano che è giusta la nostra analisi: serve un'agenzia di rating europea. Le agenzie attuali fanno una loro politica che non è la nostra». Difende il governo Casini: «Il declassamento dell'Italia non può cambiare la nostra politica. Il Governo sta facendo cose giuste e deve continuare su questa strada. È Monti che governa l'Italia, non le agenzie di rating». Sprezzante, invece, il giudizio del leader della Lega Bossi affidato a «La Padania»: «L'Italia va in malora, per fortuna che i professori dovevano risolvere i problemi». Infine il capogruppo Pdl alla Camera Cicchitto: «Siamo convinti che la credibilità delle società di rating è molto relativa. In ogni caso il pronunciamento di S&P evidenzia che l'Europa è al centro della crisi».

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