Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Quei partiti senza governo

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Il sistema politico italiano è sempre più incartato. La giornata di ieri ha confermato l'irriformabilità di un Paese che sembra avere bisogno di uno shock per riprendere a pensare e agire secondo la logica del bene comune. Andiamo con ordine. La Consulta ha bocciato i referendum sulla legge elettorale. I partiti ora se la prenderanno comoda, cominceranno un'estenuante trattativa che condurrà a due esiti: 1. avremo una legge peggiore, basata sul proporzionale e lo scassa-bipolarismo; 2. non si giungerà ad alcuna conclusione e anche nel 2013 avremo un Parlamento di nominati. Tutto cambia, niente cambia. Il secondo fatto del giorno è il voto salva-manette per Nicola Cosentino, la cui conclusione non è un dettaglio carcerario, ma una botola da guerra vietnamita. Alla Camera abbiamo assistito a un altro capitolo della saga nordista, alla lotta fratricida tra Bossi e Maroni, al disfacimento dell'unità granitica del Carroccio intorno al suo capo. La Lega oggi è un partito ingovernabile e ha un bel dire il Senatur che non ci sono problemi mentre l'ex ministro dell'Interno fa il pompiere. La casa leghista brucia. E il calore delle fiamme rischia di appiccare il fuoco anche a Palazzo Chigi. Chi vede nel salvataggio di Cosentino un ritorno dell'asse tra Berlusconi e Bossi non ha capito niente. Perché è chiarissimo che in queste condizioni il centrodestra tra un anno è liquefatto. Se si votasse oggi, l'ex maggioranza avrebbe un centinaio di deputati in meno. Tra dodici mesi, senza un progetto unificante, i seggi di distanza dal centrosinistra saranno molti di più, nonostante la ricetta del governo Monti sia un problema enorme per Bersani che vede Di Pietro e Vendola avanzare come caterpillar sul terreno dello scontento. Il sistema sta franando perché i partiti sono di cartapesta. Quelli moderati inoltre hanno due leader (Berlusconi e Bossi, non a caso fondatori dei rispettivi movimenti) che sono nella loro parabola finale. A Berlusconi servirebbe tempo per mettere in piedi una strategia per il 2013, ma di fronte a una Lega che ha investito in Tanzania e poi parla di «soldi in Norvegia, al riparo dall'Euro» qual è la prospettiva? Così cresce la tentazione del voto anticipato. D'altronde, la situazione è eccellente per il caos: abbiamo un governo senza politici e partiti senza più governo.

Dai blog