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Cosentino in carcere, La Lega dice sì

Il parlamentare del Pdl e coordinatore regionale del partito Nicola Cosentino

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La Giunta per le Autorizzazioni della Camera ha detto sì. Nessuna sorpresa. Dopo la presa di posizione della Lega, la possibilità che il Pdl riuscisse a salvare l'ex sottosegretario Nicola Cosentino dall'arresto era pura teoria. Neanche la scelta del Radicale Maurizio Turco, che alla fine, come previsto, si è espresso contro la richiesta dei magistrati campani, ha cambiato le carte in tavola. In 11 (compresi i due leghisti Luca Paolini e Fulvio Follegot) hanno detto sì all'arresto, in 10 no. Una situazione che già prima della seduta il deputato Pdl Maurizio Paniz fotografava con precisione: «Non ci sono i numeri per negare l'arresto». Vietato illudersi, almeno per questa giornata. Così, dopo un rinvio di due ore per permettere a Francesco Paolo Sisto (Pdl), arrivato in carrozzella perché infortunato ad una gamba durante una partita di tennis, di leggere la nuova documentazione, la Giunta ha recitato senza troppo clamore il proprio rito. Ma è solo il primo tempo. Domani la richiesta arriverà in Aula e potrebbero esserci sorprese. O almeno così spera il Pdl. Infatti la vicenda Cosentino si sta trasformando nell'ennesimo regolamento di conti all'interno del Carroccio. Roberto Maroni, che guida l'ala più «giustizialista» del partito, avrebbe stretto un patto: stop alla battaglia per il posto di capogruppo della Lega a Montecitorio in cambio del sì al carcere per l'ex sottosegretario. Non a caso, mentre Umberto Bossi taceva, l'ex ministro dell'Interno si presentava davanti alle telecamere per ufficializzare la decisione dei Lùmbard. Ora, però, c'è un problema. Anche se la stragrande maggioranza dei 59 deputati leghisti è di "fede" maroniana, la truppa potrebbe presentarsi all'appuntamento meno compatta del previsto. Lo stesso Paolini, lasciando la Giunta, fa sapere di aver seguito la «linea indicata dalla segreteria federale della Lega», conferma le proprie «perplessità sull'impianto accusatorio» e la «propensione per il no all'arresto», e spiega che in Aula, dove il voto sarà «individuale» e presumibilmente «segreto», ognuno avrà modo di «fare quello che ritiene opportuno». E sulla stessa linea si attestano altri due bossiani come Giacomo Chiappori e Paola Gosis che, intervistati da Panorama.it, non si dichiarano proprio entusiasti dell'idea di spedire Cosentino in carcere. Se a questo si aggiunge il fatto che Bossi non era in Aula quando la Lega votò a favore dell'arresto di Alfonso Papa, è legittimo pensare che la partita non sia ancora chiusa. Certo, sulla carta la differenza numerica è tale da lasciare poche speranze al deputato campano del Pdl, ma nel segreto dell'urna tutto può ancora accadere. Di certo, dopo la giornata di ieri i rapporti tra il partito di Berlusconi e il Carroccio sono più tesi che mai. Lunedì sera il Cavaliere avrebbe incontrato il Senatùr, non ad Arcore, ma in «territorio neutro» (si parla della sede della Fininvest). Il faccia a faccia, però, non ha evidentemente avuto l'effetto sperato. Anzi, anche se dal Pdl si fa sapere che il rapporto con l'ex alleato resta aperto, pare che la Lega sia pronta ad andare da sola alle prossime Amministrative. In ogni caso non ci sono solo le tensioni interne all'ex maggioranza. Per l'ennesima volta i Radicali si sono smarcati dal Pd. Non è certo una notizia. Ma Turco, dopo aver illustrato le sue riserve sulla concessione dell'arresto, ha attaccato i Democratici: «In occasione della precedente votazione su Cosentino siamo stati convocati alla riunione del gruppo del Pd per decidere come votare. Ci fu un dibattito interno che si concluse con la decisione di votare sì con la motivazione che siccome non c'erano alternative, bisognava votare per l'arresto». Una dimostrazione che forse anche all'interno del Pd, che non a caso chiede il «voto palese», qualcuno potrebbe sfruttare il segreto per scegliere «secondo coscienza». E Pier Luigi Bersani spera che non siano loro a salvare l'ex sottosegretario.

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