Frankenstein nascerà nel 2013
Leggevo le notizie sulla campagna elettorale americana, i duri attacchi di repubblicani e democratici ai superstipendi, bonus e liquidazioni di Wall Street (tre fondatori del fondo Carlyle l’anno scorso hanno incassato 400 milioni di dollari) e d’istinto mi sono chiesto: come saranno le nostre elezioni del 2013? Quali temi affronteranno i partiti? Chi saranno i candidati? Bastano queste tre semplicissime domande per capire in quale buco nero d’incertezza siamo piombati in Italia. Cominciamo dall’ultima delle tre questioni, chi saranno i candidati? Negli Stati Uniti hanno una certezza: c’è un presidente uscente che corre ancora per i Democratici e si chiama Barack Obama. Altra certezza, l’avversario verrà fuori dalle elezioni primarie dei repubblicani. Altro punto fissato: le elezioni presidenziali saranno il 9 novembre. E da noi? Sappiamo che Berlusconi (forse) non sarà più candidato a Palazzo Chigi. Per il resto, buio fitto. Chi correrà per il centrodestra? E quale sarà la coalizione visto che con la Lega tira aria di tempesta perfetta e l’Udc andrà (forse) per i fatti suoi? L’unica (semi)certezza è che si vota nella primavera del 2013. Ma le elezioni anticipate in Italia sono sempre una possibilità. Suicida, ma esiste e qualche kamikaze compare sempre sulla scena del Belpaese. Non trovate desolante che a 12 mesi dalla campagna elettorale non ci siano nomi certi e neppure lo straccio di una regola condivisa (a proposito, con quale legge elettorale si voterà?) per selezionare i candidati? Non vi pare bizzarro un Paese dove le coalizioni si sono liquefatte, la politica si è arresa ai tecnici e questi ultimi a loro volta cominciano a trasformarsi kafkianamente in politici mutuandone persino i vizi più meschini. Passare dal «non chi mi ha pagato la casa» di Scajola al «non so chi mi ha pagato le vacanze» di Malinconico è davvero troppo. Ma andiamo avanti. Quali temi affronteranno i partiti? Voi direte, i soliti degli ultimi vent’anni. Sì, perché i problemi sono ancora in parte quelli, ma nessuno si chiede cosa succederà nelle urne con il vento dell’antipolitica che tira. Fossi un leader di un grande partito, mi porrei il problema di presentarmi ai miei elettori con una seria autoriforma già fatta in Parlamento. Invece no. E il rischio enorme è quello di lasciare voti, stabilità e governabilità in balìa del voto di protesta e di chi lo brandirà come una clava, cioè Lega, Italia dei Valori, la Sinistra vendoliana e spezzoni vari in cerca di consenso e non di reale proposta politica al servizio dei cittadini. Ma la cosa più surreale è un’altra: tutto quello che Monti farà in questi mesi non sarà sottoposto al giudizio degli elettori:il governo dei tecnici è «figlio di nessuno» oggi figuriamoci domani quando si voterà. Imprevisti in agguato: chi si candiderà al Quirinale (scade il mandato di Napolitano) e cosa ne sarà dei «tecnici» che ci hanno preso gusto e dietro le quinte già manovrano? Monti torna in cattedra? E Passera rientra in banca? Figuriamoci. L’ultima domanda è da brivido: come sarà la campagna elettorale? C’è da giurarci, sarà più crudele delle altre. Perché per molti sarà l’occasione finale per attaccarsi al collo delle istituzioni e succhiare l’ultima stilla di sangue, altri ingaggeranno una lotta per non estinguersi, mentre per moltissimi sarà un esperimento genetico. Troppe provette in giro, ne verrà fuori un Frankenstein della politica.