Monti dichiara guerra alle altre caste
Non ci saranno altre manovre («l'operazione di consolidamento dei conti è stata molto grossa e ha messo in sicurezza il bilancio pubblico garantendo l'obiettivo del pareggio nel 2013») e ora si passa alla fase due, ovvero «ad altre operazioni meno indigeste per fare crescere il Paese e dare più spazio allaconcorrenza e al merito». Il premier Mario Monti, ospite da Fabio Fazio a «Che tempo che fa» indica le prossime tappe del governo non escluso le azioni sul fronte della politica europea. E in cima all'agenda di governo ci sono le liberalizzazioni che saranno varate in tempi strettissimi perchè, ha detto Monti, l'Italia dovrà presentarsi al vertice dell'Eurogruppo del 23 gennaio con un pacchetto di decisioni già pronto. Seguiranno «altri cantieri» come la modernizzazione del mercato del lavoro da affrontare con «l'atteggiamento mentale che niente deve essere tabù». Sulle liberalizzazioni il premier è stato volutamente generico. Si è limitato a dire che l'obiettivo è «ridurre le protezioni» e l'auspicio è che il governo possa essere aiutato in questo compito da «un disarmo multilaterale delle corporazioni per dare più spazio alla concorrenza». Il compito sarà difficile, Monti non lo nasconde, a che il suo è un «governo strano che non fa parte delle geometrie politiche e quindi può chiamare tutti a disarmare quei priilegi che affondano l'Italia». Sui settori d'intervento nessuna indicazione. Monti ha sottolineato che «grandi gruppi non sono stati esenti da sferzate nel nome di una maggiore concorrenza» e che, in particolare, sull'energia «è stato fatto parecchio ma occorre piùmercato». Cosa questo significhi non l'ha detto. Vuol dire forse che saranno cedute quote di Eni e Enel anche agli attuali corsi borsistici «scontati»? O che sarà favorito l'ingresso sul mercato di nuovi operatori, anche stranieri? Interrogativi senza risposta, al momento. Monti è stato invece più esplicito su un tema che finora sembrava non dovesse comparire nella sua agenda, ovvero la riforma della Rai. «Non è l'urgenza numero uno» ha detto «ma è una forza del panorama culturale che ha bisogno di passi in avanti». Poi rivolto a Fazio: «tra qualche settimana vedrà». E al conduttore che lo incalzava, Monti ha rilanciato quello che è il suo stile, overo «la qualità del governo» che si misura non nel dare subito una risposta alle domande ma nel porsi un momento di riflessione». Quindi la riforma del mercato del lavoro. Glissa sull'articolo 18, ribadisce che il ministro Fornero sta tenendo incontri e annuncia che la novità sarà il carattere del negoziato, «senza simboli ma con l'attenzione agli effetti per creare posti di lavoro». Poi, con grande aplomb, senza scomporsi, affronta il caso-Cortina. Indica anche sul tema fiscale due obiettivi. Primo, «rispettare la ricchezza che è un valore e quindi sbaglia chi dice che è come il demonio». Ma la ricchezza «paghi il tributo». Secondo, «lotta senza quartiere all'evasione fiscale perchè la ricchezza deve essere il risultato di uno sforzo produttivo non una rendita che si forma sulle spalle di altri». E il risultato sarà un vantaggio per la qualità della convivenza civile e per l'immagine dell'Italia all'estero. Nessuna risposta sull'ipotesi dell'aumento dell'Iva mentre sulla riforma elettorale sottolinea che «spetta alle forze politiche». E alla politica riserva parole di considerazione, arrivando a dire che sente «un po' di pena per i politici trattati male dall'opinione pubblica» e che tra i suoi obiettivi c'è anche quello di «riconciliare la politica e l'opinione pubblica». Monti spezza una lancia a favore del sistema bancario, «tra i più stabili», questi giorni sotto l'attacco della speculazione. In particolare fa riferimento a Unicredit, senza nominarla, che ha avuto «una spiacevole diminuzione del valore di mercato legato all'aumento di capitale». Il premier rassicura sul futuro dell'Euro che «non è in crisi» ma soffre degli squilibri delle finanze pubbliche di alcuni Paesi e del fatto che la moneta unica non ha alle spalle un singolo Stato. Non solo. C'è la situazione della Germania che teme di dover pagare «per i comportamenti leggero di alcuni Paesi». Monti ribadisce che nell'incontro prossimo con la Merkel mostrerà che «l'Italia è lontana da comportamenti irresponsabili anzi che ha accolto pesati misure ed è quindi d'esempio per altri». Sulla recente polemica tra Francia e Gran Bretagna sull'introduzione della Tobin Tax il premier marca la differenza con Berlusconi e ribadisce che la sua posizione è di apertura al tema. Quanto all'accordo con la Sizzera per il rientro dei capitali esportati in modo illegale (circa 60 miliardi), Monti chiarisce che il tema è allo studio per «vedere se è conveniente». Peraltro l'accordo fatto da Gerania e Gran Bretagna non è stato gradito dal Consiglio europeo. E poi: abbiamo detto no ai condoni.