"Il Pdl ha recuperato 25 miliardi di evasione. Senza dare spettacolo"
Senatore Gaetano Quagliariello, da domani riprende l'attività del Senato dopo la pausa per le vacanze di Natale. Quali saranno i primi temi che sottoporrete all'attenzione del governo? «Domani stesso (oggi, ndr) presenteremo una mozione che verrà discussa nella seduta di martedì. Chiederemo che il governo dia seguito a quanto annunziato domenica dal ministro Passera: lo Stato e le pubbliche amministrazioni paghino i propri debiti con le imprese e gli operatori privati in tempi certi e che sia consentita la compensazione tra obbligazioni fiscali e crediti non riscossi. Lo Stato di diritto non può essere una nozione a geometria variabile. E gli imprenditori che stanno stringendo la cinghia per resistere in questa situazione non possono essere lasciati soli». Quindi un segnale alle imprese. Al tempo stesso però il Pdl ha annunciato che spingerà anche sul campo delle liberalizzazioni. Come intenderete muovervi? «Chiederemo che il piano di liberalizzazioni sia organico e, soprattutto, che non si tratti di una opzione ideologica. Le liberalizzazioni vanno bene se portano un vantaggio al consumatore; non vanno bene se si limitano a spostare una confezione di supposte dallo scaffale di una farmacia a quello di una coop rossa». Il Governo sta puntando al recupero dell'evasione fiscale e in questi giorni, a Cortina, abbiamo visto come si sta muovendo l'Agenzia delle entrate. Ritiene che il metodo adottato sia stato valido per arginare o sarebbe meglio intraprendere altre strade? «Penso che l'evasione fiscale vada combattuta. Rivendico anzi che il governo Berlusconi ha incassato, solo nel suo ultimo anno di attività, 25 miliardi, oltre il triplo dei risultati a cui era giunto il governo Prodi. Detto ciò, ritengo che in questo campo bisogna puntare alla sostanza ed evitare azioni di spettacolarizzazione che in una fase di esasperazione rischiano di avere lo stesso effetto che nei tempi antichi aveva il metodo del panem et circenses». Mercoledì la Consulta dovrà esprimersi sull'ammissibilità del referendum sulla legge elettorale. Quale crede sarà la "sentenza"? «Il mio è un giudizio tecnico, al netto di ogni preferenza: se dovessero valere i precedenti stabiliti dalla stessa Corte, il giudizio dovrebbe essere di rigetto». E se questo accadesse quale linea terrà il Pdl per modificare l'attuale legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, che i cittadini, sottoscrivendo i quesiti referendari, vogliono cambiare? «È accaduto che la complessità delle sfide globali e l'insufficienza dell'Europa hanno messo la politica fuori gioco. Se la politica vuole reagire, deve prendere atto della necessità di modernizzare le istituzioni. La legge elettorale da sola non basta. La road map potrebbe essere questa: modifica dei regolamenti parlamentari, rivisitazione del bicameralismo differenziando le funzioni di Camera e Senato, riduzione dei parlamentari, capo dell'esecutivo eletto a suffragio universale e quindi legge elettorale. Su questa fase dovremo aprire un confronto con le altre forze politiche e varare insieme una mozione di indirizzo». Ci stiamo avvicinando alle Amministrative e a Frosinone il Pdl si prepara a scegliere il candidato sindaco con le primarie. È veramente cambiata un'epoca? «Sì, è cambiata. Dobbiamo passare da una fase in cui il carisma era evidentemente posseduto dal fondatore del partito ad un'altra nella quale è oggettivato. Questo passaggio prevede anche lo svolgimento dei congressi e il ricorso alle primarie per la scelta dei candidati alle cariche monocratiche». E con la Lega riuscirete a ritrovare un accordo o alla fine il Carroccio correrà da solo? «Oggi abbiamo posizioni diverse perché noi abbiamo fatto prevalere una scelta di responsabilità nazionale. Ma, d'altra parte, nessuno dimentica la strada che abbiamo fatto insieme su temi epocali: innanzi tutto il federalismo fiscale, che è la vera risposta di un Paese che vuol rimanere unito di fronte alla crisi del debito sovrano. È difficile prevedere quale di queste due spinte che vanno in senso diverso alla fine prevarrà. L'importante è che a decidere siano PdL e Lega. Se alcuni ministri assumeranno iniziative improvvide, ad esempio sull'immigrazione, al di fuori del programma sul quale il governo ha ottenuto la fiducia, allo scopo di accentuare la frattura fra PdL e Lega e di accendere focolai di dissenso all'interno del PdL, a farne le spese anziché la nostra alleanza potrebbe essere il governo».