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La Corte dei conti boccia la politica e la sua incapacità di sfruttare i fondi destinati all'edilizia popolare, e chi, tutti i giorni, si trova ad affrontare l'emergenza di alloggi di edilizia convenzionata alza la voce.

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Leprocedure attuate fino ad oggi si sono rivelate inefficaci e al posto di dare risposte concrete non hanno fatto altro che aumentare la burocrazia. Se veramente vogliamo uscire in tempi brevi dall'emergenza, la soluzione è solamente una: lo Stato deve dare la possibilità alle Ater e agli ex Iacp di poter comperare direttamente sul mercato quelle palazzine e quegli appartamenti invenduti destinandoli alle esigenze della gente che sempre più spesso si rivolge a noi in cerca di aiuto. Questo non solo permetterebbe di accorciare i tempi d'attesa visto che quando acquistiamo un terreno non riusciamo ad arrivare agli appartamenti finiti prima di quattro anni, ma servirebbe anche per dare ossigeno a molti imprenditori che hanno immobili invenduti». Presidente ma quindi anche a Verona, che generalmente è considerata una città "ricca", c'è una situazione d'emergenza? «Sì. Io gestisco 5400 appartamenti e altri 3000 fanno riferimento a un'azienda municipalizzata che si chiama Agec. In totale sono circa 8400 case che ci permettono di dare una risposta solamente al 5% delle richieste che ci vengono formulate ogni anno. Troppo poche dato che ci sono 1800 persone in lista d'attesa». Quei soldi quindi sarebbero necessari. Eppure non arrivano. Ma di chi è la colpa? «Questo non lo so. So solo che oggi non solo non arrivano fondi ma da quando è stato proibito di sforare il patto di stabilità abbiamo visto anche una riduzione drastica dei finanziamenti da parte della Regione per la costruzione di nuove palazzine». Se una persona bisognosa di un alloggio popolare viene da voi quanto deve aspettare prima di vedere la propria domanda accolta? «È difficile fare una media perché ogni caso è a sè. Comunque diciamo che un dato attendibile si aggira attorno ai tre, quattro anni. Tempi lunghissimi frutto di una burocrazia che non ha precedenti. Tanto per farle un esempio l'ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro aveva stabilito dei finanziamenti per l'edilizia popolare e questi stessi, a distanza di un anno, sono stati tolti. Questo non deve accadere. Non è possibile che un governo stabilisca delle norme e quello successivo le stravolga. Per ovviare a questa anomalia serve la volontà politica perché, su un tema così delicato come l'emergenza abitativa, non esiste destra o sinistra. Esistono gli interessi di chi ha bisogno di aiuto. Ecco perché spero che Monti ascolti il monito che parte dalla Corte dei conti e, quantomeno, elimini e semplifichi le procedure». Eppure Monti non è sembrato molto attento alle vostre istanze quando ha deciso di far pagare anche alle Ater l'Imposta Municipale Unica. Quanto le costerà questa decisione? «Non mi ci faccia pensare. Le dico solo che, a fronte di un'entrata di 7.600.000 euro derivante dagli affitti, sborseremo 2 milioni di euro per quello che riguarda l'Imu, 3.400.000 per le spese fisse di gestione e altri 2 milioni per le manutenzioni. Fatti due conti alla fine emerge che non solo lavoriamo in perdita ma non abbiamo nemmeno i soldi da poter investire in nuovi alloggi». Una situazione drammatica. «Drammatica e deludente. Il governo Berlusconi aveva un ministro che doveva occuparsi della Semplificazione. Eppure la Corte dei conti ha dimostrato che di semplificazione non se ne è vista. Spero che il nuovo ministro Passera si dimostri più propositivo e ci metta nelle condizioni di dare risposte concrete a un'esigenza che ormai è dilagante».

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