Er Califfo: "Roma è cambiata. In peggio"
«Se la Roma degli anni Settanta è cambiata da quella di oggi? Certo che è cambiata, non in meglio. Io mi ricordo che ai tempi mi divertivo e parecchio. Oggi è tutto finito»: parola der «Califfo», Franco Califano, poeta cantante e autore che, in vista di salire sul palco del Sistina a febbraio, per un grande concerto delle sue canzoni, riflette sulla Città Eterna di ieri e di oggi. Roma è una megalopoli multirazziale e per questo comunque difficile da governare: nel passato e nel presente. Certo che c'è un problema: le forze dell'ordine in certe zone non ricevono tutto l'aiuto che meriterebbero «quei bravi ragazzi» per il loro lavoro. Franco Califano (in parecchi lo chiamano Il Maestro), è stato anche un attore di successo. Tra i suoi film un classico «poliziottesco» degli anni Settanta: «Gardenia, il giustiziere della mala», targato 1979, diretto da Domenico Paolella. In quel film, con Lory Del Santo, Martin Balsam e Eleonora Vallone, «Er Califfo» era un malavitoso romano. Erano i tempi della banda della Magliana e delle brigate rosse: tempi non facili come gli attuali. Ora come allora la sicurezza era un'emergenza. Ma la sicurezza di oggi è un problema diverso. Il Califfo la differenza vera la sente sul piano della vita notturna. È sparita la Roma della «Dolce vita» che ha fatto della Città Eterna una capitale del mondo e in questo, probabilmente, la sicurezza non c'entra molto. Franco Califano, ma lei, oggi se dovesse tornare sul grande schermo per interpretare il ruolo di un malavitoso, lo rifarebbe come allora? «Ma non lo so, secondo quello che mi propongono di fare, certo mi leggerei la parte e cercherei di creare un personaggio reale». Lei è romano solo di adozione, ma è anche un simbolo di Roma «Certo che sono romano, a Roma ci sono sempre vissuto». Ma la Roma di oggi è diversa da quella di allora, da quella degli anni Settanta? «La diversità c'è eccome: ma per me è una diversità, più che nella vita, nella "Dolce vita". Io so che ai tempi mi divertivo, andavo girando di notte con gli amici e stavamo molto bene. Oggi no, è finito tutto. Questa è la differenza. A Roma, comunque, ci sono sempre problemi ieri come oggi. Governare una città come Roma certo non è facile. È una città grande, multirazziale, complicata. E quello su Roma che cambia è un discorso molto lungo e complesso, che richiederebbe dei giorni, comunque è molto più facile che ci siano problemi in una città grande che in un piccolo centro». Secondo Lei la «mala» romana è la stessa o è diversa? «Non lo so, perché, tutto sommato loro conoscono me, ma io non conosco loro, anche se sono stato molto "dentro". Certo che c'è una parte della popolazione che non è favorevole ai controlli e alla sicurezza. Una cosa mi sembra: che ci siano delle persone che sono contro la polizia e i carabinieri. Quando vanno in certi posti hanno tutti contro e quelle persone non capiscono che quei ragazzi di polizia e carabinieri sono lì per proteggerli». Lei nel film «Gardenia, il giustiziere della mala», frequentava i bassifondi, le sale da bilardo... ma esistono ancora questi posti a Roma? «E che non esistono le sale da biliardo? Certo che ci sono, tutti giocano a biliardo: le partite le vedo anch'io in televisione». Che fa in questo periodo? «Mi sto riposando». «Il prossimo impegno?» «Al Sistina il 20 febbraio con un concerto delle mie canzoni». Ma lei si sente più un cantante o un attore? «Io mi sento soprattutto un autore, quello lì è il mio mestiere».