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Tensione con la Cgil. Monti va avanti

Il premier Mario Monti e il ministro Corrado Passera

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Governo e sindacati punto e a capo. La tanto attesa concertazione sembra finita ben prima di cominciare. Sì al confronto con le parti sociali, era stato detto dai tecnici. Ma adesso la riforma del mercato del lavoro fa discutere nel metodo, prima ancora che nel merito. Da una parte c'è la Cgil, che non vuole incontri separati, dall'altra Palazzo Chigi, che insiste sulla strada dell'approccio bilaterale. In mezzo gli altri sindacati, che puntualizzano di guardare più alla sostanza che alla forma. Il sindacato di Susanna Camusso si affida a Twitter per mettere sul tavolo le sue richieste. Il messaggio è forte e chiaro: «Monti non convochi i sindacati separatamente. Gli incontri separati stile Sacconi rendono solo tutto più complicato e più lungo», avvertono. Ma non è tutto. La Cgil vuole rientrare in partita anche su altri fronti: liberalizzazioni, lavoro, produttività, contratti e pensioni. Si riparta dal via, insomma. Non sulla stessa linea Cisl, Uil e Ugl. «Al di là della forma, per la Cisl conta la sostanza. Se il governo vuole avviare una fase esplorativa propedeutica a un negoziato vero, la Cisl non si sottrarrà - spiega il leader Raffaele Bonanni - Non serve a nessuno introdurre nel dibattito elementi polemici di divisione che fanno riferimento all'azione del precedente governo. Lasciamo stare il passato», aggiunge. «Ciò che conta è che il Governo ascolti e accolga il merito delle proposte sindacali», gli fa eco il leader Uil, Luigi Angeletti. L'orientamento del governo resta, però, quello di procedere con incontri «bilaterali» fra il ministro del Welfare, Elsa Fornero, e le singole parti sociali. E per discutere - esclusivamente o quasi - della riforma del mercato del lavoro. L'esecutivo, infatti, non intende sovrapporre dossier diversi. Nessuna volontà di rompere il fronte sociale. Nessun divide et impera, assicurano. La motivazione del Professore è sempre la stessa: bisogna arrivare in tempi stretti a un'intesa. Una convocazione collettiva - questa la convinzione dei tecnici - complicherebbe, rallentandola, la concertazione. SuperMario, invece, non ha nessuna intenzione di farsi rallentare. Il lavoro sulla «fase due» prosegue senza sosta. Capitolo uno, le liberalizzazioni: non solo taxi e farmacie. Le misure allo studio del governo potrebbero riguardare anche altri settori, dalla benzina alle poste, dai servizi locali agli ordini professionali. Un pacchetto ampio e strutturato da inserire all'interno del provvedimento sulla concorrenza che potrebbe assumere la forma di decreto legge. È questa l'ipotesi che sta prendendo forma nell'ambito del cantiere «cresci Italia», che è stato ieri al centro di un vertice tra il presidente del consiglio e il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, cui hanno partecipato anche Corrado Passera, Enzo Moavero e Vittorio Grilli. Sulle liberalizzazioni, in particolare, dopo le difficoltà incontrate su taxi e farmacie (inserite in manovra e poi rinviate), l'intenzione del governo sarebbe ora quella di procedere con un intervento più complessivo. Sono molti i settori che potrebbero essere coinvolti: come le poste, i benzinai, gli ordini professionali (si pensa all'abolizione delle tariffe minime), i servizi pubblici locali (oggi gestiti dagli enti locali) e forse anche le edicole. Intanto i ministri competenti si preparano ad incontrare nei prossimi giorni le associazioni di categoria: il ministro della Salute Balduzzi vedrà il 10 le associazioni delle parafarmacie, che nei prossimi giorni dovrebbero incontrare anche il ministro dello Sviluppo Passera. Le organizzazioni dei benzinai hanno già chiesto un incontro e potrebbero essere convocate la prossima settimana a via Veneto. In parallelo rispetto alle liberalizzazioni, si lavora anche al capitolo infrastrutture, per il quale sono allo studio provvedimenti per favorire la sburocratizzazione e coinvolgere maggiormente i privati attraverso il project financing (le possibili misure allo studio sono incentivi fiscali e proroga delle concessioni da 30 a 50 anni). Intanto è attesa per la prossima settimana (forse giovedì) una nuova riunione del Cipe, che potrebbe sbloccare una serie di opere immediatamente cantierabili che dovrebbero riguardare soprattutto il Sud.

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