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Monti vola a Bruxelles al via i vertici europei

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Il presidente del Consiglio Mario Monti

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In un'altra giornata difficile per l'Italia con lo spread volato a 520 punti e le borse europee tutte sotto pressione (con piazza Affari maglia nera a -3,65), il premier Mario Monti è partito per Bruxelles. Una variazione dell'agenda che ha subito alimentato l'ipotesi che il presidente abbia voluto incontrare in via ufficiosa le autorità europee in vista degli appuntamenti cruciali dei prossimi giorni. Palazzo Chigi ha smentito tutto e Monti stesso ha precisato di avere anche una casa a Bruxelles, il che giustificherebbe la partenza.  Al di là della sosta a Bruxelles, oggi parte la road map europea con l'incontro a Parigi con Sarkozy. Poi l'11 gennaio a Berlino e quindi il 18 a Londra. In pochi giorni il premier avrà modo di accordare la posizione italiana con quelle del presidente francese e del Cancelliere in vista dell'Eurogruppo del 23 gennaio e del Consiglio Ue di fine mese. Due appuntamenti cruciali per completare la risposta europea alla crisi e avviare la fase due: dopo il rigore, la crescita.  L'obiettivo è di arrivare all'Eurogruppo del 23 gennaio con in tasca una serie di misure del cosiddetto pacchetto «cresci-Italia». Ieri a Bruxelles, hanno fatto sapere fonti italiane, Monti ha fatto il punto della situazione sui negoziati sul nuovo trattato con l'ambasciatore italiano presso la Ue Ferdinando Nelli Feroci.  È lui il diplomatico che guida la delegazione italiana nel Forum tra i 26 stati membri (più l'osservatore della Gran Bretagna e i rappresentanti di Commissione Ue e Europarlamento). L'Italia infatti si vuole presentare a Parigi con un pacchetto di emendamenti che riguardano il processo di riduzione del debito, il calcolo del deficit e stimoli alla crescita. Richieste su cui Monti conta di trovare il sostegno di altri partner, a partire da Sarkozy. Due gli obiettivi dei vertici europei: varare un accordo intergovernativo che possa essere l'inizio della fine dell'Ue; far partire la rifondazione dell'Unione economico-monetaria e, soprattutto, dare la base giuridica all'avvio del fondo salva-Stati permanente Esm secondo le intenzioni della Merkel e di Sarkozy. La Germania ha già detto che non darà il via libera allo Esm se non avrà il Trattato necessario a rassicurare la sua opinione pubblica ed il Bundestag. L'Italia nel merito del controllo di deficit e rientro del debito, da una parte chiede che gli investimenti pubblici non siano inclusi nella valutazione del deficit, dall'altra vuole che l'andamento del ciclo economico sia preso in considerazione per la stima dei tempi di riduzione del debito entro il limite del 60% del Pil. In più il governo Monti si riserva di presentare nuove osservazioni per avere più attenzione a crescita, occupazione e convergenza.  Nel «Working group», che si riunirà oggi in uno degli edifici dell'esecutivo di Bruxelles a partire dalle 10, le posizioni più critiche saranno quelle degli europarlamentari: il liberale belga Guy Verhofstadt, il cristiano-democratico tedesco Elmar Brok ed il democratico italiano Roberto Gualtieri.  Tra le loro richieste principali, appoggiate anche dalla Commissione europea, quella molto politica di far rientrare le norme dell'accordo intergovernativo in una revisione del Trattato di Lisbona da farsi entro 5 anni.  Nel concreto si punta poi a creare un fondo europeo per la riduzione del debito e scrivere una road map che porti al varo degli Eurobond tra i paesi più virtuosi.  Inoltre si vuole abolire la regola dell'unanimità che ha inceppato mille volte la macchina comunitaria (tanto che è stato proprio per il veto della Gran Bretagna a rivedere il Trattato di Lisbona, che è partito il processo per l'accordo intergovernativo).

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