Atene ha due mesi di tempo, senza accordo con i creditori è default
Ieriil premier Lucas Papademos, incontrando i sindacati e la Confindustria ha lanciato l'ennesimo allarme: se non sarà raggiunto un accordo con la Troika e i creditori privati per la Grecia sarà il default. La data cruciale, per Atene, è il 20 marzo, quando scadranno 14 miliardi di titoli. Gli emissari della Troika - Ue, Bce, Fmi - ritorneranno nella capitale ellenica il 15 gennaio prossimo, e dall'esito di questa riunione dipenderà l'erogazione o meno della prima tranche del nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia da 89 miliardi di euro, deciso al Vertice europeo del 26 ottobre scorso. Secondo quanto riferisce la stampa ellenica, i rappresentanti dei creditori internazionali chiederanno a Papademos risultati concreti contro la lotta all'evasione fiscale e sulla riforma del sistema fiscale, faranno pressing sulla chiusura degli Enti statali inutili, sul licenziamento del personale in esubero e sulle liberalizzazioni. Inoltre verranno chiesti ulteriori sacrifici a una popolazione greca già in ginocchio. In quest'ottica il premier Papademos, ha preparato il terreno avvertendo i connazionali che in Grecia sono necessarie altre misure di austerità, fra cui ulteriori tagli a stipendi, per far ripartire l'economia e assicurare la permanenza del Paese nell'euro. «Bisogna accettare ulteriori tagli ai nostri stipendi nel breve termine, in modo da ritornare competitivi e creare le condizioni per rilanciare l'occupazione e l'economia». È necessario «accettare sacrifici limitati per evitare la catastrofe», ha detto. Ma una catastrofe sociale in Grecia è già in corso da oltre tre anni. Secondo uno studio condotto dall'Istituto statistico ellenico Elstat, oltre tre milioni di greci, il 27,7% su una popolazione totale di 11 milioni, ovvero più di uno su quattro, vivevano al di sotto della soglia di povertà o in condizioni di esclusione sociale nel 2009, il secondo anno della recessione economica. Nello stesso periodo, inoltre, un quarto (25,5%) di coloro al di sopra della soglia di povertà viveva in abitazioni non adeguate alle loro necessità, mentre il 27,8% aveva difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Intanto il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha sottolineato che «il ritorno alla dracma non è un'opzione nè per la Grecia nè per l'Eurozona». Anche se la situazione è «difficile», però, una soluzione è «possibile».