Spegnete subito le eurocandeline
Ieri l’Euro festeggiava dieci anni di vita. Mai compleanno fu più mesto. Dieci anni nel portafoglio, ma senza conquistare il cuore e la mente degli italiani e di gran parte degli europei. Lo scetticismo sulla moneta unica è il riverbero di un sentimento più ampio che riguarda l’architettura dell’Europa. Il centro delle nostre decisioni, è alla periferia dei nostri pensieri. Bruxelles dispone, Berlino detta, Parigi discute, Roma esegue. È un rosario di occasioni perdute giunto alla fine senza che nessuna delle preghiere sia stata esaudita. Dieci anni nella storia sono un battito d’ali di farfalla, un tempo brevissimo, ma è bastato a far entrare quel progetto in crisi. La soluzione dov’è? Bisogna agire in fretta, ma i leader europei lasciano girare le lancette dell’orologio e i fogli del calendario. I mercati però agiscono in tempo reale, pochi secondi per comprare e vendere. L’Italia è nel mezzo di una tempesta perfetta. Entro gennaio il governo Monti deve avviare una riforma del lavoro credibile, liberalizzare, allargare l’economia di mercato. Diciotto anni dopo la discesa in campo di Berlusconi, siamo al punto di partenza: meno Stato più mercato. Più trasparenza, più concorrenza, più meritocrazia. La ricetta originaria era giusta, ma la sua realizzazione si è scontrata con la realtà italiana, il neocorporativismo, la resistenza al cambiamento, il rifiuto della sfida della contemporaneità. Destra e sinistra hanno deluso. All’opposizione non si è mai sostituita la proposta, neppure il mito progressista della redistribuzione della ricchezza ha trovato applicazione nella palude della nostra politica, nella vischiosità di un sistema economico fatto per agevolare i grandi, lasciar sopravvivere i piccoli e tartassare i soliti noti. Alla fine i conti tornano e si passa alla cassa. Quarant’anni di vita a debito sono venuti al pettine. Certo, è paradossale che si evitino i fallimenti delle banche e si possa ipotizzare il crac di uno Stato, ma questa è la realtà e con desideri non si risolve niente. Nel primo trimestre del 2012 in Europa dovranno essere emessi oltre 157 miliardi di euro di debito sovrano, l’Italia ne emetterà più di un terzo (53 miliardi). Questa è la dimensione numerica del problema. Dieci anni di euro, pochi mesi per salvare l’Europa. Spegnete le candeline, accendete il cervello.