L'esplosione ha fatto tremare il palazzo, dalle fondamenta al sesto piano.
Eil sangue ha imbrattato le pareti. Un uomo è morto, la nipotina di quattro anni è grave e altre cinque persone sono rimaste ferite. Lesioni talmente gravi da far dire al chirurgo e senatore Ignazio Marino che «sono come quelle provocate da una bomba, come in guerra». Tutto per rispettare la barbara tradizione dei «botti» di mezzanotte, una consuetudine antica in cui il fuoco distrugge i residui cattivi dell'anno appena passato e il rumore spaventa e allontana le forze negative. Ma che l'altra sera è «servita» solo a funestare il nuovo anno di una famiglia a San Basilio, quartiere popolare della Capitale. È scoccata da cinque minuti l'ora x. Cristian Cataldi, 31 anni, qualche piccolo precedente alle spalle, sta festeggiando il Capodanno con parenti e amici nel suo appartamento al primo piano di via Gigliotti. È un palazzone grigio di edilizia popolare lungo una settantina di metri e con sette-otto scale. In casa ci sono più di venti persone, tra loro alcuni bambini. Cristian accende un grosso petardo sul balcone ma non fa in tempo a lanciarlo. L'ordigno gli scoppia in mano. L'uomo muore in seguito alle ferite. L'esplosione è tremenda e devasta il balcone facendo danni pure all'interno dell'abitazione, anche se in quel momento la maggior parte delle persone si trovano dall'altra parte del salone. A farne le spese è soprattutto una nipote della vittima, più vicina alla finestra. Ora è ricoverata al Bambino Gesù e i medici stanno cercando di ricostruirle l'arteria omerale. Ferito anche un tredicenne, uno dei fratelli di Cataldi, una cinquantenne e altri tre invitati. «Ho sentito un botto pazzesco e sono sceso a vedere - racconta l'inquilino del secondo piano - C'era gente con il volto coperto di sangue che urlava. E c'erano quei bambini...». Antonella, che abita nella scala accanto a quella dove è avvenuta la tragedia, non si è mossa dal suo appartamento: «Ero terrorizzata - spiega - Questo è diventato un quartiere impossibile». Probabilmente l'esplosione ha fatto da innesco ad altri fuochi d'artificio sistemati sul balcone (uno scatolone con alcuni botti è stato sequestrato dentro casa). Ma l'esatta dinamica dei fatti dovrà essere accertata dagli investigatori. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato San Basilio diretti da Adriano Lauro, i Vigili del Fuoco, gli artificieri della Polizia e gli esperti della Scientifica. Solo due settimane fa, sempre nell'edificio della «scala A» gli agenti del commissariato di zona avevano trovato nella cabina dell'ascensore trenta chili di petardi fuorilegge, forse dello stesso tipo di quelli che hanno causato quasi una strage l'altra notte. Secondo il presidente della Commissione d'inchiesta sulla Sanità del Pd Ignazio Marino, che è anche un chirurgo, i feriti di San Basilio presentano lesioni analoghe a quelle delle vittime di guerra. Marino, che è andato nei due ospedali romani dove si trovano alcuni dei feriti e ha denunciato un'aggressione al personale medico da parte dei familiari di Cataldi al Pertini, ha riferito che nel nosocomio del Gianicolo dov'è ricoverata la vittima più giovane della tragica nottata i medici «stanno ricostruendo l'arteria omerale del braccio sinistro». «È un lavoro molto delicato - ha spiegato - bisogna prelevare una vena dalla gamba della bambina per sostituire il tratto andato perduto nel braccio per l'esplosione». Non solo. «In casi del genere sono possibili molte complicanze» e per questo la prognosi sulla piccola paziente resta riservata, ma si spera di salvare la funzionalità dell'arto. Il senatore si è recato anche al Sandro Pertini, dove si trovano un ragazzo di 13 anni con varie ferite di schegge al corpo e al viso e un uomo di 33 «con il corpo devastato dalle ustioni e da molteplici ferite da scheggia». «Si tratta di ferite come quelle provocate da una bomba, come in guerra - ha precisato ancora il parlamentare democratico - Le schegge entrano nel corpo e si portano appresso frammenti di vestiti, il che vuol dire batteri». «Trent'anni fa, a Capodanno al Gemelli, amputai la mano a un ferito da botti - ha concluso Marino - Un terzo di secolo dopo è intollerabile che capiti ancora. I botti sono strumenti pericolosi e vanno vietati: se non lo fanno tutti i sindaci lo faccia il governo a livello nazionale».