"La Merkel cacciò Berlusconi" Pioggia di smentite
L'ultima sembra il titolo di un film di Natale: il complotto tedesco. Di cosa si tratta?Dell'ultimo fantomatico retroscena che accompagna la caduta del governo Berlusconi e la nascita dell'esecutivo Monti. Un'operazione politica "ordinata" da Angela Merkel direttamente a Giorgio Napolitano. Come se il cancelliere tedesco fosse in potere di chiedere la rimozione del premier italiano. E come se il presidente della Repubblica si sentisse dire una roba del genere senza riattaccare la cornetta. Comunque, un giornale ha scritto proprio così. E non un giornale secondario bensì uno dei più autorevoli giornali statunitensi: il Wall Street Journal. Secondo cui non è stato solo lo spread a decretare la fine del governo Berlusconi, ma anche la donna di ferro di Berlino. Fu lei, stando alla ricostruzione del giornale del gruppo Murdoch (mai tenero con il Cavaliere), a chiamare lo scorso ottobre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere espressamente la sostituzione del nostro premier perché preoccupata che Berlusconi non fosse in grado di attuare le riforme necessarie per salvare l'euro e l'Eurozona. Il Wall Street Journal dedica ben due pagine intere alla ricostruzione di questo retroscena, basandosi su interviste con oltre 20 attori politici, alcuni dei quali di primo piano, e documenti di prima mano. La cancelliera ha chiamato Napolitano il 20 ottobre scorso (l'unico dato certo visto che fu proprio il Quirinale a rendere nota quel giorno stesso la conversazione), convinta che l'incapacità di Berlusconi di risanare l'economia italiana avrebbe messo in pericolo l'Europa. In particolare, secondo il quotidiano finanziario, la Merkel avrebbe detto al presidente della Repubblica che gli sforzi dell'Italia per ridurre il debito pubblico erano "apprezzati", ma che l'Europa voleva riforme più aggressive per rilanciare la crescita. Nel lungo articolo il quotidiano racconta anche come al vertice del G20 di Cannes, all'inizio di novembre, i leader europei avvertirono Berlusconi che l'Italia era ormai vicina ad essere esclusa dai mercati dei bond. E nel corso delle lunghe discussioni, il premier italiano si sarebbe anche addormentato (lo avrebbe svegliato con una gomitata uno dei suoi assistenti). Ma ormai il suo governo era giunto al capolinea. Come dimostra il voto alla Camera l'8 novembre, quando la maggioranza perde la maggioranza assoluta: Berlusconi si dimette, e Napolitano affida l'incarico a Mario Monti, figura gradita alla Merkel, aggiunge il Wsj. Appena reso noto l'articolo del giornale americano, il Pdl protesta e sollecita un intervento di Napolitano per ristabilire la verità. E il Quirinale non si fa attendere e smentisce la ricostruzione. Nella telefonata del 20 ottobre «niente affatto segreta - si legge in una nota del Colle - al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Cancelliere della Repubblica federale tedesca, Angela Merkel, non pose alcuna questione di politica interna italiana, né tanto meno avanzò alcuna richiesta di "cambiare il premier". La conversazione - viene sottolineato - ebbe per oggetto soltanto le misure prese e da prendere per la riduzione del deficit, in difesa dell'Euro e in materia di riforme strutturali». Ricostruzione peraltro confermata da Berlino. «Non vi è nulla da aggiungere alla accurata descrizione della conversazione fornita dall'ufficio del presidente italiano», afferma una portavoce del governo tedesco. Steffen Seibert, portavoce della Merkel, si spinge oltre su twitter: «Il presidente Napolitano ha descritto correttamente la conversazione telefonica sulla quale il Cancelliere Merkel non ha nulla da aggiungere». Il centrodestra apprezza. Dice Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato: «Credo che sia un'invenzione del Wsj. Del resto Napolitano avrebbe attaccato il telefono in faccia a un capo del governo che gli avesse chiesto una cosa del genere». «La crisi italiana - insiste Gasparri - si è svolta sotto gli occhi di tutti, non posso credere che sia vero. La Germania nel passato ha già interferito pesantemente con le altre nazioni e ha imparato sulla propria pelle che cosa significa; ma la Merkel non è Hitler, e Napolitano non è un re travicello che si fa imporre un governo collaborazionista, come quello di Quisling in Norvegia all'epoca del nazismo». Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, prima della nota del Quirinale, aveva sottolineato: «L'atteggiamento di ostilità della Merkel e di Sarkozy prima che contro Berlusconi, era contro l'Italia». Enrico La Loggia parla di «stupidaggini mediatiche», Margherita Boniver di «tardivo pesce d'aprile». Al Pd non bastano neanche le parole che arrivano dal Colle e da Berlino. Attacca Ettore Rosato, componente dell'ufficio di presidenza del partito di Bersani: «L'intervento di smentita del Quirinale chiude una questione mai aperta. Ci auguriamo che nessuno sia ora disponibile a ricamarci sopra: anche perché in fondo la considerazione del governo Berlusconi in ambito internazionale era già nota».