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E i partiti aspettano il Professore al varco

Il segretario del Pdl Angelino Alfano (D) ed il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini

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Delle quasi tre ore in cui ministri e premier sono rimasti chiusi a Palazzo Chigi si sa solo che «dopo un ampio dibattito, il Consiglio ha unanimemente condiviso quanto proposto dal Presidente». Niente di più. Silenzio fino ad oggi quando, intorno a mezzogiorno, Mario Monti dovrebbe svelare l'arcano e spiegare quali saranno gli interventi per la crescita che dovranno garantire un radioso futuro all'esecutivo e al Paese. Di certo il presidente del Consiglio dovrà evitare passi falsi e misurare le parole. Da giorni, nell'ampia maggioranza parlamentare che lo sostiene, crescono i malumori. Il pressing dei partiti nei confronti del Professore si è fatto asfissiante. Dopo i sacrifici «necessari» del decreto Salva-Italia, infatti, un po' tutti sperano di portare a casa provvedimenti che plachino l'ira dei propri elettori. Per capirlo basta leggere l'intervista che Pier Ferdinando Casini rilascia a Repubblica. Anche lui, il più montiano di tutti, spiega che il decreto non deve avere un "bis" perché l'Italia «non la reggerebbe». Insomma, basta lacrime è l'ora di rilanciare l'economia e, magari, di rimettere qualche soldo nelle tasche degli italiani. Ma sul punto, ovviamente, ognuno ha la propria ricetta.   E così dai partiti è un fiorire di richieste e veti. Il più in sofferenza, ormai da giorni, appare il Pdl. Tre giorni fa l'ex premier Silvio Berlusconi ha messo in guardia dagli effetti recessivi che la manovra appena approvata avrà sull'economia. E da allora è stato un fiorire di critiche e distinguo. «Vogliamo liberalizzazioni vere che riguardino i potentati dell'energia, dei trasporti, dei servizi pubblici locali e delle coop rosse - avverte il capogruppo del Pdl a Palazzo Madama Maurizio Gasparri -, non aggressioni a singole categorie che avrebbero tutto il diritto di ribellarsi. Si tratta di discutere ulteriori misure economiche, mentre rivendichiamo alla politica la responsabilità delle riforme. Ministri pasticcioni che si rivelino apprendisti stregoni accorcerebbero la vita del governo». Più allarmato, soprattutto dopo l'annunciata revisione degli estimi catastali, il vicepresidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli: «L'Italia rischia di essere spacciata a causa delle politiche fiscali e di bilancio messe in atto da chi è stato chiamato al governo per salvarla. Troppe tasse stanno uccidendo l'economia e la recessione è già fra noi». Mentre l'ex ministro Altero Matteoli attende il premier al varco: «I primi provvedimenti di Monti sono stati duri da mandar giù. Li abbiamo avallati in cambio della promessa: poi verranno le misure per la crescita. E io dico: vediamo cosa esce dal Consiglio dei ministri». Scontata l'opposizione della Lega, anche l'Italia dei valori lancia una richiesta al Professore. Se il governo «si concentrerà su equità e sviluppo», avverte il leader Antonio Di Pietro, l'Idv potrebbe appoggiarlo. Ma il messaggio più chiaro arriva dal Pd, ed è una messa in guardia sul fronte pensioni. «Il tema non può considerarsi archiviato» annuncia Cesare Damiano, perché «la riforma produce effetti negativi per i lavoratori». E il coordinatore delle commissioni economiche alla Camera, Francesco Boccia, aggiunge la richiesta del «via libera all'accordo con la Svizzera in materia di lotta all'evasione fiscale, un'intesa simile a quelle siglate da Germania e Gran Bretagna con il governo di Berna».   Insomma, il percorso sembra essere piuttosto accidentato, anche perché qualsiasi misura messa in campo dall'esecutivo dovrà poi passare al vaglio del Parlamento. Ed è lì che qualcuno, magari, potrebbe decidere di dire "no". Con tutto ciò che ne conseguirebbe.

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