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La Chiesa in campo contro la crisi

Il Cardinale Bagnasco

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Giovedì era stato Benedetto XVI ad affrontare l'argomento crisi sottolineando il nesso tra quella economica e quella «etica che minaccia il Vecchio Continente».Nesso reso evidente dall'assenza della «forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici». Ieri è stata la volta di altre voci autorevoli della Chiesa italiana: dal presidente della Cei Angelo Bagnasco all'arcivescovo di Milano Angelo Scola. Segno che, mentre il Paese si prepara ad affrontare un difficile inizio di 2012, Oltretevere è viva la preoccupazione per un tessuto sociale che rischia di sfaldarsi lasciando prevalere piccoli e grandi personalismi. Così si moltiplicano gli appelli alla politica e alla società. E non è un caso visto che, nonostante gli attacchi più o meno strumentali sul tema dell'Ici, in questi anni la Chiesa e il Santo Padre hanno giocato un ruolo fondamentale nell'indicare la strada da seguire per affrontare la crisi. Come dimostra anche il grande interesse con cui il mondo laico ha letto l'enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. Bagnasco ha approfittato della registrazione del tradizionale messaggio-video di Natale alla sua città (Genova ndr) per esprimere la propria «stima e vicinanza» agli operai della Fincantieri che si battono per mantenere il posto di lavoro. Quindi ha rivolto un appello alle istituzioni e al mondo del lavoro: «La situazione è seria e preoccupante per le famiglie, per i giovani, per gli anziani. Dobbiamo continuare a pregare per avere da una parte il dono di un supplemento di sapienza e di saggezza, in modo da riuscire ad affrontare le difficoltà insieme, nella solidarietà più stretta tra gli uni e gli altri; dall'altra, per avere più sapienza per poter decidere le cose che in questo momento devono essere decise per il bene delle persone delle famiglie e per lo sviluppo del Paese». E ancora: «Rispetto alle modalità del lavoro, all'innovazione, alla progettazione, ci vuole un cambiamento di mentalità. Non si può rimanere a guardare pensando ad una storia che è gloriosa, certamente, che non termina di essere ricca di potenzialità e professionalità, ma che nello stesso tempo ha bisogno assolutamente di trovare strade nuove». Teme invece un ritorno alla violenza Scola che, intervistato dal Corriere della Sera, spiega: «Una volta si affrontavano i problemi di dialettica interna allo spazio europeo con la guerra, ora li stiamo affrontando con lo spread. Speriamo che da qui non si ritorni alla violenza». Anche l'arcivescovo di Milano, però, non rinuncia a spronare cristiani e non. La speranza prosegue, è che «ci si muova tutti: la casa brucia, l'Europa deve ritrovare il meglio della sua storia. Solo così si potrà rivitalizzare la società civile». Quanto all'Italia, davanti al «deficit della politica», l'unica speranza è un ripensamento «in termini radicali»: «Non si può né si deve rinunciare al livello di guida e di indirizzo che la politica possiede per sua natura». Insomma la Chiesa rilancia con forza la propria centralità in un momento difficile per il Paese. E il vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi scrive una lettera a Corrado Passera affinché riceva gli operai dello stabilimento Breda la più grande fabbrica della città toscana: «Prego per Lei perché il Signore la illumini e Le dia coraggio».

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