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Monti smaschera i partiti: "Veti e pressioni di facciata"

L'intervento del Presidente del Consiglio Mario Monti in aula al Senato

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«Vorrei dire ai cittadini che l'appoggio che questo governo sta ricevendo è molto più grande di quello che i partiti lasciano credere o dichiarano». Monti non fa mai un riferimento diretto alle polemiche degli ultimi giorni ma dedica gran parte del suo intervento in Senato, prima del voto di fiducia, al rapporto con i partiti. «Ha capito che l'atteggiamento snob verso la politica non l'avrebbe portato da nessuna parte» chiosa Giampiero Cantoni maggiorente del Pdl e fine conoscitore dei meccanismi di Palazzo. All'uscita dell'Aula di Palazzo Madama c'è chi nel Pdl insinua che sarebbe stato proprio il Quirinale a suggerire al premier di riannodare il rapporto con i partiti e con i sindacati. Così esordisce sottolineando che la possibilità di «consultare e ascoltare» i partiti «è un modo piacevole alla nostra non semplicissima azione nell'interesse del Paese». Monti rivolto ai senatori ribadisce che i colloqui «con i partiti che sostengono il governo e il presidente del Consiglio (con un evidente riferimento agli incontri avuti con Berlusconi e Bersani; oggi chiuderà il cerchio con Alfano e Rutelli), sono di grande appoggio, incoraggiamento e grande stimolo; certamente anche di forte proposizione di temi e indirizzi». Le critiche dei partiti, insomma, sarebbero più di facciata che di sostanza. Quindi «l'appoggio che questo governo sta ricevendo è molto più grande di quello che i partiti lasciano credere o dichiarano». Ma il premier non ne fa una tragedia e ha spiegato di capire le ragioni di certi atteggiamenti, di «presentare all'esterno» come «veti o forte pressione», temi che invece, durante i faccia a faccia con i leader di partito, non incontrano ostacoli. Il premier dice di capire se per loro «esigenze» le forze politiche debbano rappresentare in un certo modo l'appoggio al governo». Poi c'è il riconoscimento «in particolare ai partiti che sostenendo questo governo, hanno rinunciato in partenza a qualsiasi forma, pur comprensibile, pur legittima, di cedimento al gusto della popolarità. Si sono accollati un grande onere, sia per i contenuti di questa operazione di politica economica, sia per divergere dalla propria visione, dalla propria ideologia». Monti si è rivolto anche alle forze politiche che non fanno parte della maggioranza e in particolare alla Lega. Innanzitutto per smentire le accuse del Carroccio, secondo cui il premier non rispetterebbe il Parlamento. «È profondamente vero il contrario». E poi rivolgendosi direttamente agli elettori leghisti: «Mi dispiace che gli elettori di una piccola parte di questo Parlamento non abbiano la stessa possibilità di ascolto da parte del governo, perchè chi la rappresenta in questa o nell'altra Aula tiene un atteggiamento diverso. Ma io voglio assicurare che le esigenze di certe categorie della popolazione italiana, di certe Regioni del territorio italiano, che non ci sono tra l'altro del tutto ignote, sono ben tenute presenti». Dialogo intenso con i partiti ma anche con i sindacati «perchè il mercato del lavoro richiede, per sua natura, un maggior dialogo con le parti sociali, cosa che era meno necessaria nella definizione della manovra». E, in particolare, sui tempi del fisco e delle pensioni. Monti insiste sulla obbligatorietà della manovra con il quale l'Italia può ora affrontare a «testa alta» la crisi. la prossima tappa sarà quella delle riforme, mercato del lavoro e liberalizzazioni, per far ripartire la crescita. Ribadisce che la gestione dell'emergenza si poteva fare anche in modo molto più semplice. Ma «il governo ha deciso come proprio obiettivo strategico quello della crescita e, pur nell'emergenza, ha deciso di destinare risorse importanti alle imprese e al lavoro stabile e l'aumento delle imposte necessario è stato immaginato per gravare meno sulla produzione e più sul patrimonio e la ricchezza». Ancora una volta, Monti non nasconde e non minimizza la portata dei sacrifici. Ma, ancora una volta, ricorda che questi «sono molto molto inferiori rispetto a quelli che avremmo dovuto sopportare senza questa azione di risanamento». E, soprattutto, sacrifici all'insegna dell'equità perchè «è del tutto privo di fondamento lo slogan pagano i soliti noti». Anche perchè «su suggerimento del Parlamento si sono introdotti dei correttivi a favore delle famiglie». Quella del rigore, ribadisce il Premier, è una strada obbligata: «non c'è crescita senza disciplina finanziaria e non c'è stabilità se i bilanci non sono in ordine». Quello che è certo è che la manovra ha eliminato «un elemento di vulnerabilità nostra e dell'area euro».

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