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E Vendola strappa per sempre la foto di Vasto

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Maora arriva l'ufficializzazione di Nichi Vendola: «Non c'è più la foto di Vasto». Non poteva essere altrimenti visto che Pier Luigi Bersani è entrato a far parte della «triade ABC» con Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, mentre il governatore pugliese e Antonio Di Pietro sono rimasti sulle barricate a combattere contro il governo guidato da Mario Monti. Così, quell'immagine che a settembre era stata indicata come l'inizio del Nuovo Ulivo, oggi è solo un lontano ricordo. E poco importa che, come nel caso della battaglia in difesa dell'articolo 18, i tre possano ritrovarsi dalla stessa parte. La strada verso un'alleanza organica che possa affrontare le elezioni Politiche del 2013 è sempre più difficile da percorrere. Anche se Vendola, intervistato dall'Unità, lascia aperto uno spiraglio: «A Bersani chiedo se davvero non ci interessa più definire un orizzonte di cambiamento, un'alternativa di cambiamento per oltrepassare il berlusconismo». «Non ci interessa più quell'elettorato di Di Pietro che è un pezzo di centrosinistra e confrontarci con la rete dei sindaci che sta nascendo attorno a De Magistris? - domanda il leader di Sel - Nell'evo che ha preceduto il governo Monti non solo il centrosinistra era dato vincente ma aveva vinto nelle sfide più importanti come Milano. Ma era il centrosinistra del cambiamento, non genuflesso che si comporta come un chierichetto nei confronti dei poteri costituiti». Per questo il governatore pugliese invita il segretario del Pd a rompere «questa specie di autoipnosi per cui col governo tecnico la politica vive una crisi di afasia». Invito che, almeno per ora, è rimasto senza risposta. Né i Democratici, né l'Italia dei Valori sembrano agitati dalla scomparsa della foto di Vasto. Probabilmente perché impegnati in altre faccende. Tonino, ad esempio, non perde l'occasione per criticare la girandola di incontri tra il premier e i leader dei principali partiti: «Mi auguro che con la fine dell'anno termini anche questo giochino. Sono riti da prima Repubblica». Mentre tra i Democratici cominciano a farsi sentire le prime voci critiche sul milleproroghe. E l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano avverte: «Da quello che ci è dato sapere nel testo non ci sono correzioni alla previdenza. Insisteremo con gli emendamenti e con la richiesta di modifiche normative che riteniamo indispensabili».

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