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Berlusconi prova a ricucire con Bossi

Bossi (S) e Berlusconi (D)

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Silvio prova a ricucire con Umberto Bossi. L'incontro tra i due ormai è alle porte. Berlusconi teme questa posizione della Lega. Teme la linea barricadera che ha preso il Carroccio. Teme che possa sconfinare pesantemente e portare via pezzi di elettorato del Pdl. Ormai al Nord è emergenza vera, gli stessi deputati stanno avvertendo il Cavaliere che la situazione sta sfuggendo di mano. I leghisti annunciano che faranno obiezione di coscienza sull'Imu, la nuova imposta sulla casa, e alcuni sindaci avvertono che non ne chiederanno la riscossione. «Mi sembra strano - osserva Berlusconi a proposito delle proteste dei lumbard - perché la tassa era prevista nel federalismo». Ma la linea è ribadita dall'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che fa sapere che appoggia la protesta dei sindaci del Nord contro la reintroduzione di fatto dell'Ici. Non solo. Maroni tocca un altro nervo scoperto per il Cavaliere: l'asta delle frequenze tv. E maliziosamente avverte che potrebbe essere utile per «recuperare miliardi per diminuire le tasse sui cittadini e ridurre i tagli alle pensioni». Siamo ormai oltre il limite. Oltre il limite consentito almeno dal Cavaliere. Di qui la richiesta di incontrare Umberto Bossi. Al più presto. Prima che tutto tracimi. Si era vociferato anche di un incontro già avvenuto ieri sera. Nei giorni scorsi si era anche diffusa la voce di un faccia a faccia consumato qualche settimana fa. Le fonti ufficiali sono diventate improvvisamente più sfuggenti negli ultimi giorni e nessuno conferma alcunché. «Su queste cose devo fare il politico - dice Berlusconi in persona - è opportuno il silenzio». E scherza (ma non troppo): «Ma chi ve l'ha detto che non c'è stato?». Poi più tardi leva dal campo una delle ipotesi che era circolata di recente e che pure aveva provocato qualche irritazione tra gli uomini del Carroccio: la discesa in campo di Marina, la figlia primogenita di Berlusconi, quando Silvio si ritirerà. Ma lui, l'ex premier, mette subito in chiaro: «La leverei dalla successione». Altro tema spinoso è Giulio Tremonti. L'ex ministro dell'Economia del Pdl è stato più volte accusato di essere troppo in linea con il Carroccio e troppo poco con il suo partito. Domenica proprio Tremonti, forse a conferma delle voci, è arrivato a sparare di fatto sui suoi sempre più ex colleghi di partito, accusando quelli del Pdl di aver fatto pressione per ridurre il rigore e aumentare la spesa. Berlusconi dribla. Ma ieri un'altra voce, che pure era girata nelle scorse settimane (e che Il Tempo aveva già documentato), ovvero che l'ex titolare del superdiscatero di via XX settembre stesse per mettere in piedi un proprio gruppo parlamentare autonomo: «Auguri», si limita a dire ironicamente l'ex premier. Ironicamente perché finora Tremonti ha collezionato più rifiuti a seguirlo in questa avventura che consensi. Dovrebbe arrivare a venti deputati per varare una propria formazione parlamentare ma finora a stento arriverebbe a cinque (compreso se stesso). Tanto che Berlusconi può trionfalmente dichiarare a dispetto delle apparenze: «Il Pdl è solido». Poi però non sconfessa Tremonti né prova a umiliarlo. Anzi, gli tende la mano dandogli ragione visto che non esclude che si «possa arrivare a un'altra manovra» correttiva come aveva detto Giulio due giorni fa prendendosi le reprimende di Corrado Passera. Ricorda la Lega e quindi spiega: «Tutte le manovre hanno un difetto, inducono alla recessione». Parole che non nascondono lo scetticismo di fronte alla possibilità che l'esecutivo metta ora in campo misure per la crescita: «Vedremo»... si limita rispondere osservando però che per ora «si sono tagliate poche spese e si è proceduto nell'imposizione di nuove tasse, nell'incremento della pressione fiscale». Una critica, dunque, da parte di Berlusconi. Ma non dura. O non al punto di irritare nuovamente Mario Monti che proprio sulle sue battute circa la «disperazione» del suo successore. Il governo deve prendere una decisione su quel tema delicato che è l'asta sulle frequenze tv. E proprio Passera (il quale in quanto ministro dello Sviluppo è competente sulle Comunicazioni) ha fatto capire di essere intenzionato a procedere a una nuova gara ma con il concorso di tutto il governo.   Frattanto il Cavaliere alza le barricate: «Non credo che ci sia nessuno particolarmente interessato a un investimento per ottenere una frequenza», ribadisce. Già in passato aveva spiegato che la gara è molto onerosa e i gruppi editoriali, in questo particolare momento di crisi, non sono interessati a partecipare a una battaglia per dissanguarsi ulteriormente. Infine, il partito. Il Pdl. Un dossier su cui il Cavaliere sta lavorando intensamente: «Credo che l'Italia abbia bisogno di un cambiamento generazionale e di veri lottatori che possano cambiare davvero la situazione dell'architettura istituzionale». Spiega che Angelino Alfano, che ha 35 anni meno di lui, sta «costruendo una squadra di persone della sua età». L'ex premier aggiunge: «Io lotto sempre e per me fare il presidente del Consiglio è sempre stato un sacrificio». Si prepara a cedere definitivamente lo scettro. Prima però spera di completare il suo sogno: un profondo rinnovamento del Pdl, spazio a coloro che non si sono mai impegnati in politica. Soprattutto giovani. A una donna sarà affidato il compito di reclutare i nuovi pidiellini da lanciare nel campo di battaglia della politica.

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